Come possiamo far evolvere i DIVIETI?

Nei giorni passati ho avuto tanto tempo per confrontarmi con un’insegnante di Scuola Primaria, appassionata e sempre alla ricerca di nuovi modi di entrare in contatto con i propri studenti e di fare didattica.

Leggi cosa mi è venuto in mente…

I temi della nostra chiacchierata sono stati molti: tra questi anche l’uso delle regole in classe. Nei primi anni della Scuola Primaria è importante lavorarvi anche in modo esplicito e diretto con i bambini, in modo che questi possano percepirne l’importanza e contribuire a creare un buon clima in classe.

Uno dei modi più frequentemente utilizzati è quello di creare uno o più cartelloni da affiggere sulle pareti dell’aula, scrivendovi sopra quello che non si può fare.

Una prima e piuttosto comune evoluzione riguarda le modalità grafiche: vengono quindi affiancati alle parole dei disegni, che fanno passare anche attraverso il canale visivo il messaggio contenuto nella regola da seguire.

Un’altra possibilità è quella di tradurre in positivo i divieti. Il semplice “In classe non si urla” può facilmente tradursi in un “In classe si parla sottovoce”. In questo modo si fornisce l’alternativa, elemento fondamentale nell’uso dei feedback di qualità.

Per far evolvere ancora la nostra regola possiamo aggiungere un’altra dimensione, quella cioè che vede il comportamento scorretto contestualizzato in modo tale da farlo risultare appropriato. La regola che abbiamo preso come esempio potrà quindi diventare “Puoi urlare quando sei in giardino, durante l’intervallo”. Quello che non è corretto in un determinato contesto, può diventare funzionale variando il dove e il quando.

Una ricerca creativa di alternative è un’attività ideale per cominciare l’anno scolastico. Si ottengono tanti vantaggi attraverso il suo utilizzo:

  • il docente crea un rapporto di collaborazione con la classe;
  • si stimola il pensiero critico dei bambini, limitando l’uso degli assoluti;
  • si crea una cornice di “sfogo” per quelle attività che vengono spontanee ai bambini;
  • posti di fronte ad un comportamento nuovo (non compreso nelle regole) il bambino potrà imparare a porsi la domanda “dove posso fare questa cosa?”;
  • i bambini si troveranno indirettamente a conoscere (e quindi ricordare) meglio le regole.

Ti invito a sperimentare questa modalità, prevedendo la presenza di tutti e tre i modi di tradurre una regola e dedicando del tempo insieme alla classe alla composizione di un cartellone che riassuma le diverse evoluzioni.

Nel caso in cui dovessi avere la sensazione che un’attività del genere possa “portar via” troppo tempo alle altre attività, ricorda quello che diceva Napoleone:

“Siccome ho molta fretta… vado piano.”


 …potresti scoprire che investire quel tempo durante i primi giorni te lo renderà con gli interessi nel corso dell’anno.

Published On: 02 Maggio 2013Categories: BlogTags: 11 Comments on L’EVOLUZIONE delle REGOLE in classe

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  1. Miriam Paternoster 2 Maggio 2013 at 12:50 - Reply

    Articolo molto utile! Soprattutto il fatto di trasformare i divieti in positivo e la ricerca creativa di alternative! Con i ragazzi delle medie magari è un po’ diverso che con le elementari, però ho fatto alcuni cartelli da appendere nell’aula e senza spreco di parole quando qualcuno infrangeva la regola a volte bastava indicare il cartello proseguendo con la lezione. Alcuni cartelli sono qui: http://arteascuola-miriampaternoster.blogspot.co.uk/2012/09/back-to-school.html#more
    e qui “come diventare un artista..”
    http://arteascuola-miriampaternoster.blogspot.co.uk/2012/10/to-become-artist.html
    Secondo i tuoi suggerimenti si possono trovare delle frasi da tradurre in positivo, magari insieme ai ragazzi! Grazie come sempre 🙂
    Miriam

  2. Alberto De Panfilis 2 Maggio 2013 at 14:43 - Reply

    Mi trovi molto d’accordo con te, Miriam… far virare alcuni messaggi (soprattutto quelli “direttivi”) da una comunicazione verbale ad una modalità non verbale, risulta essere in molti casi davvero utile!

  3. Anna 5 Maggio 2013 at 14:11 - Reply

    Concordo appieno con quanto scrivi e confermo, dopo anni ed anni di affinamento e di discussioni con i miei alunni, che il tempo dedicato a questo genere di riflessioni viene ampiamente guadagnato più tardi.
    Nel tempo ho aggiunto alcune piccole strategie ulteriori di sviluppo, dopo aver concordato le regole, che in sintesi sono:
    1. ognuno di loro individua quali sono i suoi “punti deboli”, cioè dove fa maggior fatica a rispettare il codice comune
    2. ne sceglie al momento uno, quello che sembra più facilmente modificabile
    3. lo scrive in un luogo apposito (a volte è un fiore con diversi petali, a volte il diario del nostro “cerchio magico”, a volte il diario personale… dipende dalle annate)
    4. alla mattina ci prendiamo tutti per mano e ognuno ricorda il proprio impegno a migliorare, io compresa
    5. a fine settimana metto un timbrino speciale (ne ho trovati di meravigliosi con raffigurazioni spaziali, così ad esempio la tuta da astronauta rappresenta il primo passo, la navicella il secondo, la Luna è la prima meta raggiunta, Saturno il raggiungimento dell’obiettivo).

    Ci vuole costanza e continuità ma, quando ci sono queste premesse, funziona!

  4. Cinzia 5 Maggio 2013 at 18:47 - Reply

    Ho da sempre sostenuto che la regola va presentata in positivo e non sotto forma di divieto. Ma questa terza alternativa la trovo molto utile e vicina al bambino… Mi sembra molto vicino allo spirito di Don Milani: mi interesso di te, partecipo ai tuoi bisogni per cui non escludo a priori i tuoi bisogni (sfoghi, ecc.), ma ti indico la strada dove adottarli.

  5. veronica scimitarra 6 Maggio 2013 at 20:20 - Reply

    Grazie per il suggerimento…anche se insegno nella scuola media credo sia uno strumento valido anche per i ragazzini di prima! Buon lavoro!

  6. giò 10 Maggio 2013 at 17:59 - Reply

    Ringrazio tutti perchè mi avete dato la spinta per risistemare le regole nella mia prima elementare.
    Al posto dei disegni potre scattare loro delle foto, facendoli diventare attori?
    Volevo chiedere ad Anna dove potrei trovare i timbrini.
    Grazie mille
    giò

  7. Alberto De Panfilis 13 Maggio 2013 at 11:17 - Reply

    Ringrazio tutti per lo splendido contributo che state dando ad ampliare gli orizzonti dei colleghi…

    La possibilità di rendere “attori protagonisti” gli studenti è una possibilità interessante: grazie, giò! 🙂

  8. Anna 16 Giugno 2013 at 10:34 - Reply

    Per giò: i timbrini io li ho trovati negli shop dei musei di scienza e tecnica… oppure nei negozi della Città del sole

  9. cristina 13 Ottobre 2013 at 11:26 - Reply

    Grazie per questi “suggerimenti domenicali”! Sempre utili e mai scontati!Buon lavoro!

  10. Gianna 13 Ottobre 2013 at 12:09 - Reply

    Io ho insegnato per molti anni nella scuola primaria e secondo me le regole vanno costruite, condivise con una certa gradualità già dai primi tempi di scuola. È comunque necessaria la gradualità poiché si deve dare tempo ai bambini di far proprie le regole, di comprendere che sono indispensabili per crescere in modo responsabile, che ti servono per la vita. Le regole danno sicurezza, le regole ti aiutano a comprendere meglio il mondo che ti sta attorno, il mondo in cui tu, futuro adulto, dovrai vivere. Vanno costruite mano a mano che si presenta l’occasione, insieme a loro, non dettate dall’alto. In questo modo io ho operato. Molto interessante tutto ciò che è stato detto da coloro che hanno scritto prima di me. Importantissima la condivisione in questo sito.

  11. Bruna 30 Novembre 2013 at 11:17 - Reply

    Grazie Alberto, io credo validissimo ciò che dici. In effetti in classe bisogna attivare strategie di insegnamento apprendimento che non suonino come bastoni sui raazzi, ma che conservino la convinzione che i ragazzi per l’insegnante sono Persone. E lasciare che essi con uno sguardo ad un cartellone (e non con una sgridata) tornino all’ordine, è un fatto che mostra al ragazzo, il rispetto che l’insegnante ha per lui NONOSTANTE SIA MONELLO. Io sono precaria nella scuola superiore, quindi magari il cartellone non si presta bene, ma un taccuino di distrazioni o di monellerie lo vedrei bene… In enere una cosa che mi capita di fare (un po’ sadica, ma funziona per l’attenzione) è chiamare a terminare un esercizio, un ragazzo che si sta distraendo. Cala il silenzio e tutti partecipano alla lezione. La distrazione diventa attenzione. Ma scopro con un po’ di commozione e di emozione, che ho tanto da imparare.