Leggendo questo articolo che ho trovato sul web qualche giorno fa, ho riflettuto sull’architettura delle nostre Scuole.

Certe cose sono possibili solo in Finlandia, oppure c’è qualcosa che possiamo fare?

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Mi sono trovato di fronte all’ennesimo articolo che illustra i progressi e le scoperte effettuate da équipe di ricercatori scandinavi sugli effetti dell’architettura scolastica: oltre al buon senso, anche i numeri avvalorano l’idea che a spazi didattici meglio pensati corrispondano punteggi scolastici migliori.

Ma cosa possiamo trarre di interessante e soprattutto utilizzabile anche nel nostro “bel” Paese?

Il primo spunto l’ho ricevuto leggendo che una caratteristica significativa degli ambienti didattici finlandesi (oggetto degli studi riportati nell’articolo linkato in alto) è la fusione delle classi con gli ambienti comuni.

Sarebbe possibile, anche solo in parte, introdurre (o rinforzare) questo tipo di logica organizzativa degli spazi anche nelle nostre Scuole?

In fondo è quello che facciamo noi adulti quando “colonizziamo” qualsiasi posto di lavoro: avvertiamo l’esigenza di organizzare spazi ricreativi che possano farci sentire accolti. Praticamente in tutte le Scuole che ho visitato durante i corsi di formazione MetaDidattica, in tutta Italia, ho sempre trovato la stanzetta con la moka per il caffè ed una sala Insegnanti ben frequentata.

Quanto stimoliamo i nostri Studenti (di tutte le età) a fare altrettanto? Come guidiamo i Ragazzi a personalizzare in modo funzionale gli spazi che vivono ogni giorno, più ore al giorno?

Certo, pensando alle Scuole finlandesi, potremmo ritrovarci con l’amaro in bocca, soprattutto pensando ad alcune (troppe) strutture italiane evidentemente inadeguate.

Cosa ci conviene fare? Abbandonarci alla frustrazione e rinunciare completamente, oppure sfruttare quanto emerso per cogliere qualche possibile opportunità?

Personalmente punterei a mettere in ordine quello che già abbiamo: ricorderei a me stesso che il modo migliore per farlo è guidare con l’esempio e che coinvolgere i ragazzi nella cura del proprio ambiente significa lavorare con loro su competenze preziose (questa seconda fase può arrivare solo dopo la prima).

Tra l’altro, consentire agli Studenti di personalizzare i propri spazi significa anche fare in modo che loro possano sentirli maggiormente propri, tenendoci mediamente di più.

Si parla anche dell’eliminare dalle classi l’ultima fila a favore di una disposizione dei banchi ad isole di lavoro: lo so che molti potranno pensare che con le proprie classi una disposizione del genere sarebbe impossibile. Ma la domanda che mi faccio è “E se la classe fosse impossibile anche perché vive in un ambiente poco funzionale?”. Siamo di fronte al dilemma dell’uovo e della gallina: i comportamenti poco corretti sono causa o conseguenza di una disposizione classica dei banchi in classe?

Detto ciò, stiamo però attenti al nostro rapporto con i Colleghi che potrebbero non pensarla come noi: dobbiamo impegnarci a coinvolgerli, non divenire crociati delle isole di lavoro!

E poi, si pone l’accento anche sull’utilità di avere a disposizione grandi superfici libere per stimolare nei ragazzi la condivisione ed il lavoro laboratoriale: anche in questo caso possiamo lamentarci dell’inadeguatezza (indiscutibile!) degli spazi nostrani, oppure cercare di crearli.

Molti colleghi per esempio riescono a chiedere ai ragazzi di svuotare ed unire i banchi in modo da ottenere superfici di lavoro disponibili per attività cooperative e stimolanti… non si riesce tutti i giorni, ma chi lo dice che sarebbe utile?

Anche i classici “cartelloni” appesi al muro risultano un elemento utile nel bilancio organizzativo degli spazi scolastici. Attenzione però: a tutte le età! Questo vuol dire recuperare parte di questa sana abitudine anche nei gradi superiori d’istruzione… perché lasciare scemare questo genere di attività anno dopo anno? Nella Scuole Secondarie di Secondo Grado nelle quali sono stato, per esempio, ho visto raramente esposti gli elaborati dei Ragazzi: un vero peccato…

Mi farebbe piacere conoscere il tuo punto di vista: cosa pensi di quanto hai appena letto? Cosa accade nella tua Scuola? Quali “iniziative architettoniche” sei riuscito (con o senza l’aiuto dei tuoi Colleghi) a promuovere? Con quali risultati?

Ti ringrazio in anticipo per gli spunti che vorrai pubblicare qui sotto!

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  1. Alessandra 3 Aprile 2016 at 16:03 - Reply

    Penso che si possa cambiare ciò che non va, partendo dalle cose piccole e dal nostro contesto personale. A piccoli passi. Ci vuole tempo.
    Io insegno in una terza media abbastanza problematica. Due anni fa non avrei mai nemmeno pensato di farli lavorare a isole. L’ho fatto quest’anno per la prima volta, e l’ ho ripetuto per più di una volta, con grande soddisfazione, mia e dei ragazzi.