Da quanti anni insegni? Quanti cambiamenti, eclatanti o minimali, ti sono passati davanti? Quanti di questi sono stati per te occasione di crescita e quanti, invece, fonte di preoccupazioni o delusioni?
Ogni volta che incontriamo una nuova Classe, ogni volta che affrontiamo un nuovo argomento, ogni volta che avviamo un progetto, siamo protagonisti del cambiamento.
Ma il cambiamento non è soltanto nelle novità: il cambiamento permea praticamente ogni istante della nostra vita professionale e personale. Quando ci informiamo stiamo in parte cambiando punto di vista, quando parliamo (o non parliamo) con qualcuno stiamo modificando la nostra relazione con quella persona…
E poi tutti i cambiamenti vissuti da coloro che sono in qualche modo legati a noi, anche quelli ci influenzano.
Sembra la descrizione di un qualcosa di inesorabile… ed in effetti lo è!
Siamo quindi di fronte ad un bivio: ignorare il cambiamento e lasciarci passivamente travolgere dai suoi flutti, oppure cercare di gestirne le dinamiche cavalcando le sue onde.
Questa seconda ipotesi, ci espone ad una grande responsabilità: conoscere e riconoscere cioè il funzionamento del cambiamento. La settimana scorsa ho descritto i meccanismi alla base del nostro modello del CAP (se non hai ancora visto il video, clicca qui).
Con questo articolo vorrei riflettere sugli effetti che il cambiamento produce in noi stessi e in tutti coloro che sono in relazione (anche indiretta) con noi.
Quando cambiamo dobbiamo sostenere un costo: a volte questo si manifesta in un investimento di tempo, altre volte sono le energie ad essere intaccate, in altri casi ancora il costo diventa economico oppure emotivo.
Se vogliamo essere buoni Insegnanti dobbiamo tenere ben presenti i costi a cui esponiamo i nostri Ragazzi: non solo quando chiediamo loro di sperimentarsi in qualcosa di nuovo, ma anche quando siamo noi a cambiare. Proprio così: essendo legati ai nostri Studenti da un’intricata rete di influenze, i nostri cambiamenti rompono anche i loro di equilibri.
Se il “prelievo” che richiedo ai miei Ragazzi supera la loro disponibilità di “budget” (dovuto sia alle loro caratteristiche personali che alla relazione che abbiamo costruito fino ad allora), rischio la “chiusura del conto”… da quel momento potrei non riuscire più ad effettuare alcuna operazione.
Dobbiamo quindi divenire esperti di cambiamento: conoscerne le dinamiche e riuscire a governarle ci aiuterà a “fare economia” di quei costi che, altrimenti, ci presenterebbero un conto troppo salato.
Ho seguito il video sul cambiamento e le 3 fasi. Premesso che io sono geologo e non psicologo provo a fare una sintesi delle mie strategie nell’insegnamento. 1°)Insegnavo matematica e scienze nella scuola media quindi seguivo i miei alunni per 3 anni. Il primo mese del 1* anno dedicavo l’ora di scienze a costruire il gruppo classe:un’ora di scienze a settimana per circa 30 max 40 giorni.La prima cosa che facevo era costruire un rapporto di collaborazione con i genitori facendo ben capire loro i miei obiettivi e modalità di lavoro. In circle time invitavo i ragazzi che volevano a suggerire un tema da affrontare in cui loro parlavano dei loro problemi. Erano i tempi del videoregistratore ed io mi ero fatto un archivio di film corti (5-10 minuti max, documentari e Spot pubblicitari in cui i personaggi principali erano ragazzi o bambini ed eventualmente famiglie. Dopo le prime difficoltà capivano il gioco e si aprivano tra di loro ma esponendo ai compagni le loro idee. I vantaggi erano tanti: 1) si conoscevano; scoprivano che i problemi erano un pò di tutti e ciò contribuiva a sdrammatizzare le loro difficoltà o sofferenze; 2) I genitori si tranquillizzavano perchè vedevano i figli che venivano volentieri a scuola ma poi si passavano la voce e scoprivano che io ero riuscito a fargli dire cose che loro non conoscevano ed io li supportavo offrendo la mia totale collaborazione ai problemi che loro avevano con il figlio o la figlia quando mi ero guadagnato la loro fiducia. Siamo al primo mese ed ovviamente man mano che si andava avanti utilizzavo diversi giochi creativi che supportavano lo studio ma sarebbe troppo lungo spiegare tutto. Aggiungo solo 2 esperienze limite una fatta nel Bronx della mia città e presi una 3° conqa la quale dovevo affrontare la geometria solida e lro non conoscevano la geometria piana e mi posi la domanda ora a questi che gli racconto? Pensa pensa, era il tempo dei commodore ed avevamo l’aula computer. Mi studiai un programma di qualche centinaio di pagine che permetteva di costruire un diagramma di flusso per cui scritto il testo usciva la richiesta dei dati ed il computer dava la risposta . proposi ai ragazzi se erano interessati e volevano farlo. Felicissimi perchè era il pc che dava loro la risposta……vero ma per costruire il tutto dovettero studiare con la mia totale collaborazione la geometria piana e la forza di convinzione scaturiva dal fatto che nel costruire al pcchi non aveva studiato la geometria piana che io avevo ovviamente affrontato con loro si sentiva escluso dal “gioco” . Ci sarebbero altre esperienze ma per oggi direi che basta proprio.