Sì, devo continuare a scrivere di leadership e sì, devo continuare a scrivere di feedback (dare e ricevere ‘sti benedetti feedback non è per nulla una pratica scontata!).
Dopo averne già scritto qui, e dopo l’evento che nelle ultime settimane ha segnato (e turbato) una buona parte delle mie riflessioni, voglio continuare a surfare la superficie increspata di alcune idee che mi frullano per la testa, condividendole con te.
Feedback: tesoro o… trauma!
Prima di mettermi dietro la tastiera, sono partito da una riflessione: “L’esperienza che una persona arrivare ad avere nei confronti dei feedback può essere tanto ricca, quanto misera”.
Provo a sviluppare meglio: un feedback ricevuto può essere una fonte preziosa di informazioni, riflessioni, stimoli e cambiamenti o, al contrario, un’occasione per farsi il sangue amaro, rovinare relazioni, perdere di vista le proprie responsabilità e focalizzarsi sulle colpe altrui. Allo stesso modo un feedback dato può fornire un utile sprone ed essere percepito come un generoso atto di confronto, che avvicina… oppure, al contrario, risultare e farci risultare inopportuni, arrivando persino a ferire chi lo riceve.
La differenza la fanno gli strumenti
Ma cosa fa pendere l’ago da una parte o dall’altra? In una parola (anche se non è mai bello “ridurre tutto ad una parola”): STRUMENTI.
Parlo degli strumenti a nostra disposizione per ricevere feedback e per dare feedback: sì, perché esistono strumenti specifici che, nella maggior parte dei casi (non si può parlare di “totalità” dei casi… non esiste alcuna bacchetta magica!!) consentono di ottenere risultati più che buoni.
Ma bisogna conoscerli, saperli utilizzare e allenarli!
Il “buon senso” non basta.
Per quelli che “io le cose voglio dirle in modo trasparente” o per quelli che “ah… io sono fatt* così, sono permalos*”: gli strumenti possono fare miracoli, soprattutto se il punto di partenza è quello!!
E non pensate di cavarvela solo col buon senso: non sempre infatti il buon senso ci consente di fare o dire la cosa giusta. Qualche esempio?
Be’, ne ho parlato in questi due video (video 1, video 2).
4 abilità da allenare
Abbiamo già parlato di dare e di ricevere feedback, ma in realtà la abilità da sviluppare in tutto sono quattro: dai un’occhiata qui sotto.
Gli strumenti contribuiscono alla “cultura”
Usare gli strumenti adeguati aiuta ad evitare di “far danni”, regala molte soddisfazioni e, udite udite, consente di diffondere una vera e propria cultura del feedback.
La cultura non si vede, la cultura si percepisce… per dirla con le parole di Burrhus F. Skinner “La cultura è ciò che resta nella memoria dopo che si è dimenticato tutto”.
E la cultura del feedback è anche ciò che ci mette al riparo dai malesseri (nostri e altrui): questo, dal mio punto di vista, ha fortemente a che fare con la leadership!
Tu come sei mess* a malesseri?
Vuoi approfondire?
Se ti va di approfondire, leggi il mio libro o dai un’occhiata al prossimo workshop dedicato alla Cultura del Feedback!
Alberto grazie per i tuoi continui spunti di riflessione. Mi ha colpito la metafora della “ricetta” e la frase di Burrhus F. Skinner “La cultura è ciò che resta nella memoria dopo che si è dimenticato tutto”.
Richiamano il rapporto tra me e la nutrizionista. Mi sono dimenticato di andare ad una visita, mi sono dimenticato la lista della spesa sul tavolo ma, a distanza di tempo, la cultura acquisita mi permette di tenere sotto controllo la mia alimentazione con molta meno difficoltà rispetto a molto tempo fa.
Dico questo in quanto gli STRUMENTI di cui parlavi in merito al Feedback e al Leadership li lego molto al concetto di Cultura.
Quella Cultura che ci permette di non nasconderci dietro, o dentro, l’alibi del mero buon senso (valido sicuramente, ma sempre considerando che il “mio” è diverso dal “tuo” e spesso non si sa dove finisce l’uno ed inizia l’altro).
Credo che sviluppare una Cultura del feedback (magari partendo dalla lettura dell’omonimo libro) sia un ottimo punto di partenza per non subire traumi ma sviluppare quelle abilità che non possono non far parte di un Leader. La mia esperienza mi porta a pensare che i miglior leader che ho incontrato avevano tutti una spiccata cultura organizzativa e, all’interno delle loro abilità, una spiccata cultura del feedback.
Nel loro ricettario non c’erano solo ingredienti ma anche gli strumenti per preparare ottime pietanze.