Mai come in questi giorni sto riflettendo sul potere della prevenzione, rispetto agli interventi volti a risolvere situazioni problematiche già consolidate.

Alcune vicende appartenenti alla mia vita privata stanno confermando quello che ho studiato ad Arezzo con il prof. Giorgio Nardone negli ultimi cinque anni: i problemi, anche quelli che ci assillano maggiormente, non nascono come tali, ma lo diventano a causa delle Tentate Soluzioni che mettiamo in atto con le nostre stesse mani. Quando ci troviamo di fronte ad una difficoltà iniziamo ad agire soluzioni che, anziché risolvere, provocano ridondanze disfunzionali, fino a generare un vero e proprio problema.

Le Tentate Soluzioni possono appartenere ad una di queste tre categorie:

  • si agisce quando non si dovrebbe;
  • non si agisce quando si dovrebbe;
  • si agisce in modo inadeguato.

Facciamo un esempio: ho un Ragazzo che in classe non ascolta e agisce comportamenti scorretti; questa situazione è ovviamente una difficoltà e mi porta a darmi da fare per trovare una soluzione.

Potrei per esempio convocare i Genitori o il Dirigente Scolasticoinviando un meta-messaggio disfunzionale al Ragazzo e ledendo la mia autorevolezza (agisco quando non dovrei). Oppure, dopo un po’ di tentativi, potrei iniziare a ignorare lo Studente lasciandolo “cuocere nel suo brodo”, con l’intenzione di non alimentare una sua possibile richiesta di attenzione (non agisco quando dovrei). Una terza possibilità potrebbe essere quella di riprendere il Ragazzo davanti a tutta la Classe (agisco in modo inadeguato).

È importante sottolineare due aspetti. Il primo fa riferimento alle intenzioni con le quali si agiscono le Tentate Soluzioni Disfunzionali: queste sono sempre positive, ma questo non basta, anzi… proprio perché si è intenzionati a migliorare la situazione, non ci si accorge che in realtà l’intervento risulta disfunzionale. Il secondo aspetto da sottolineare è collegato proprio a questo: quando non si riescono ad ottenere i risultati sperati, anziché cambiare strategia solitamente si insiste, aumentando frequenza e/o intensità delle Tentate Soluzioni.

In questi casi la cosa più sbagliata da fare sarebbe chiedersi: “Se qualunque cosa io faccia peggiora la situazione, allora qual è la soluzione?!. Senza un modello di riferimento si rischierebbe di attivare, sempre con le migliori intenzioni, ulteriori Tentate Soluzioni.

Il mio consiglio è approfondire il modello di Problem Solving Strategico ® sviluppato dal prof. Giorgio Nardone di Arezzo: MetaDidattica lo applica da anni al contesto scolastico riscontrando grande giovamento e risultati evidenti. Clicca qui per approfondire…


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