A pochi giorni dal corso sull’uso degli Stratagemmi Didattici, ho voglia di descrivere in modo chiaro (almeno me lo auguro) cosa sono e come vengono gestite le resistenze al cambiamento.
Tutte le volte che ci impegniamo a promuovere cambiamenti (quando per esempio proponiamo alla classe una nuova attività, quando cerchiamo di condurre un genitore a cambiare punto di vista, quando abbiamo bisogno di interrompere un comportamento scorretto in classe, ecc.) siamo di fronte ad una resistenza: ogni sistema (gruppo o individuo) tende all’omeostasi, è portato cioè a “risparmiare” energie e a respingere il cambiamento.
Questo “assunto” ci aiuterà a non sottovalutare le situazioni in cui sembrerebbe invece andare tutto liscio.
In particolare, l’approccio breve strategico del prof. Nardone ci insegna che esistono quattro diverse tipologie di cambiamento:
- Resistenza di tipo COLLABORATIVO
- Resistenza di tipo VORREI MA NON POSSO
- Resistenza di tipo OPPOSITIVO
- Resistenza di tipo NON POSSO NÉ COLLABORARE NÉ OPPORMI (IDEOLOGICO)
Prima di scoprire insieme come riconoscerle e a quali rischi fare attenzione, è doveroso fare un paio di premesse importanti: per prima cosa dobbiamo sempre tenere ben presente che le resistenze sono comportamenti, non caratteristiche della persona. Questo vuol dire che non dovremmo più parlare di “ragazzi oppositivi” o di “persone ideologiche”: questo ci renderebbe meno efficaci, oltre che superficiali.
Inoltre è utile ricordare che il nostro approccio non sarà quello di contestare, ridurre o eliminare le resistenze, ma utilizzeremo stratagemmi studiati ad hoc per sfruttare le resistenze, in modo da promuovere il cambiamento auspicato.
Detto questo, passiamo a descrivere ciascuna resistenza al cambiamento, condividendo anche qualche spunto pratico per riconoscerne le manifestazioni principali.
1. Resistenza di tipo COLLABORATIVO
Descrizione: chi manifesta questa tipologia di resistenza accoglie le nostre proposte di cambiamento, iniziando ad attuarle.
Esempi: proponiamo ad un ragazzo di sperimentare un nuovo approccio allo studio e questi si mostra d’accordo, iniziando ad attuarlo. Chiediamo ad una Collega di sperimentare insieme una nuova linea educativa nei confronti della Classe, riuscendo di fatto a contare sul suo supporto.
Sensazioni provate: soddisfazione.
Rischio: sottovalutare la situazione, non considerandola una resistenza al cambiamento e dando per scontato che il cambiamento perduri nel tempo.
2. Resistenza di tipo VORREI MA NON POSSO
Descrizione: la persona che presenta questo tipo di comportamento sa razionalmente che dovrebbe/potrebbe cambiare, ma non riesce a farlo (non avendo le risorse emotive o comportamentali necessarie per attuare il cambiamento).
Esempi: chiedendo ad uno Studente di concentrarsi di più durante la lezione, questi si rende conto dell’opportunità della nostra richiesta, ma non riesce a soddisfarla. Una Collega che si mostra d’accordo sulla necessità di avere un approccio più direttivo con uno Studente, di fronte alla situazione pratica non se la sente di cambiare il suo comportamento.
Sensazioni provate: dispiacere e compassione.
Rischio: leggere questa resistenza come scarso impegno o come ipocrisia.
3. Resistenza di tipo OPPOSITIVO
Descrizione: la persona che manifesta questa resistenza tende a squalificare le nostre proposte, sottolineandone le aree di inefficacia o inopportunità.
Esempi: suggeriamo ad uno studente di recuperare un brutto voto dedicandosi allo studio e ripetendo una verifica, ma questi respinge la nostra proposta valutandola come inutile o puntualizzando su una serie di motivi per cui non potrebbe portarlo a buoni risultati. Un Collega che durante una riunione respinge una nostra proposta, sottolineando tutto quello che non potrebbe funzionare. Di solito vengono utilizzati molti avversativi (no, ma, però…).
Sensazioni provate: fastidio, frustrazione o rabbia.
Rischio: prenderla sul personale.
4. Resistenza di tipo NON POSSO NÉ COLLABORARE NÉ OPPORMI (IDEOLOGICO)
Descrizione: di fronte alla nostra proposta, la persona che attua questo tipo di resistenza fa appello a suoi valori o convinzioni incompatibili.
Esempi: proponiamo in Consiglio di Classe un’uscita didattica alternativa a quelle organizzate finora e questa viene rifiutata sulla base di principi (non è possibile pensare di fare didattica attraverso attività di questo tipo, abbiamo perso il senso del nostro lavoro, di questo passo dove finiremo? Ecc.). Cerchiamo di stimolare uno Studente a recuperare un voto scarso, ma questi sostiene che la nostra materia (o la scuola in generale) non faccia per lui.
Sensazioni provate: scoramento, l’altro ci lascia il dubbio che “ci faccia o ci sia”, ci sembra “poco intelligente”.
Rischi: ritenere l’altro una causa persa, pensare che lo faccia a posta.
Le indicazioni condivise potranno guidarci come una bussola: pensare di gestire allo stesso modo resistenze così diverse significa garantirci insuccessi e tanta frustrazione.
Ciascuna resistenza può essere gestita con stratagemmi specifici, studiati per sfruttare i meccanismi della resistenza stessa ed innescare il cambiamento.
Un esempio? Leggi questo articolo, quest’altro o frequenta il corso dedicato!
Mi ha fatto riflettere sul comportamenti di alcuni miei alunni coi quali è molto difficile entrare in sintonia. Grazie e buona domenica
Questo articolo mi ha dato la possibilità di riflettere in primis sulla mia persona e di poter poi riconoscere alcuni comportamenti di alcuni miei alunni…ha quindi generato in me consapevolezza e poi è stato più semplice rivederlo in alcuni alunni…grazie per questi spunti di riflessione.
Maria Costanza, Roberta, grazie a voi per i commenti.
Se vi va, fateci sapere come andrà in Classe utilizzando questa nuova prospettiva…
A presto!
Alberto