“Cosa deve fare mio figlio per avere la sufficienza?”

“Semplice, signora, deve studiare di più!

Questo dialogo, quante volte l’ho sentito fare, raccontare, riportare… Adesso vorrei davvero che qualcuno mi spiegasse cosa significa “studiare di più”. Perché, mi spiace, ma l’attività di “studiare”, non possiede una unità di misura, quindi dire che bisogna studiare di più, tecnicamente, non ha alcun senso.

So bene che ci sono studenti che studiano superficialmente, per pochissimo tempo, senza metodo, o distrattamente, e posso dire di averne incontrati un gran numero: proprio per questo mi sono posta diverse volte la questione in merito al miglioramento del loro apprendimento. Ho scritto guide…

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Ho scritto guide per aiutarli a studiare, ho fatto con le mie classi mappe, schemi, li ho fatti studiare in classe, ogni cosa è un piccolo aiuto.

Sono arrivata però alla conclusione che per fare davvero il salto di qualità, i miei studenti devono diventare responsabili del proprio apprendimento: da qualche tempo ho quindi elaborato una serie di attività che li vedono coinvolti nel processo di valutazione, li voglio allenare all’autovalutazione.

Parto dal presupposto che condivido con loro gli obiettivi di apprendimento e le griglie di valutazione. Nel testo della verifica scritta, però, aggiungo anche una domanda su che cosa hanno fatto in particolare per prepararsi alla prova: gli esercizi assegnati, qualche esercizio in più, studio teorico, ripetizioni… il mio intento è che essi pongano attenzione alle proprie strategie, se le hanno, o si accorgano di non averne. In più faccio scrivere loro il voto che si aspettano di prendere. Dopo la consegna del compito corretto riflettiamo insieme se il loro “metodo” ha funzionato e se il voto che si aspettavano è stato quello che hanno meritato.

Dopo aver sperimentato questa tecnica, ho raccolto i dati ed ho visto che l’effetto, nel tempo, di un tale allenamento, è progressivamente la riduzione dello scarto tra i voto attesi e quelli reali, traducibile in una maggiore consapevolezza del proprio lavoro.

Un’altra strategia riguarda le interrogazioni: prima di comunicare il voto chiedo loro che valutazione si darebbero e di darsi qualche consiglio per migliorare. Qui non accetto lo “studiare di più”, ovviamente, ma li invito ad usare la maggiore accuratezza possibile, cioè di descrivere azioni concrete. La stessa domanda è rivolta subito dopo alla classe, che vedo, attraverso l’allenamento, crescere in obiettività e strategicità.

Fare questo ha un duplice effetto: innanzi tutto gli studenti sono portati a pensare strategicamente: quali delle loro azioni funzionano in vista del loro obiettivo, e quali no; inoltre, questo training abbassa un po’ il carico emotivo legato all’interrogazione, che pian piano diventa semplicemente una prestazione, migliorabile attraverso azioni concrete, e non un lancio della pallina nella roulette.

Questo ha portato tutti i miei studenti ad eccellere nello studio? Certo che no, ma almeno avere successo o no a scuola sia una loro scelta, non una condizione che subiscono.

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  1. paolo 1 Dicembre 2019 at 9:12 - Reply

    ciao a tutti,
    è già da qualche anno che durante i colloqui alcuni genitori mi chiedono consigli su come aiutare i loro figli molto “cloud” e poco convinti e concreti a diventare consapevoli.
    A parte che l’apprendimento ha bisogno di tempo (ogni attività ha bisogno del “suo”), determinazione (intraprendere UNA attività alla volta e portarla a termine a ogni costo) e impegno (svolgo questa attività anche se non ne ho voglia), l’autovalutazione è un passaggio determinante per togliere quell’alone di fatalità che pervade le verifiche.
    A volte consiglio loro di far tenere al figlio/a un quadernino su cui riportare, per ogni prova importante, il voto che si assegnerebbe il giorno precedente tenendo conto della preparazione, quello che crede di aver ottenuto dopo aver concluso la prova e quello reale attribuito dall’insegnante.
    Devo dire però che ho ricevuto un solo feed-back … tutti gli altri forse hanno rinunciato o non hanno avuto tempo … credo che i telefoni siano sempre più ingombranti.
    Paolo

  2. Roberta 1 Dicembre 2019 at 12:20 - Reply

    Condivido con i colleghi l’importanza di fare con gli studenti l’autovalutazione. All’inizio alcuni sembrano disorientati da quest’attività, nessuno gli ha mai fatto una richiesta simile e di chiedono perché proprio un’insegnante glielo proponga. Paradossalmente sarebbe più semplice, e deresponsabilizzante, lasciar fare al docente.Alcuni sono a disagio perché autovalutarsi significa guardarsi dentro e porsi delle domande, fare un bilancio ed accettare di vedere qualcosa che non ci piace. Tutto questo costa fatica e rischia di metterci a disagio, e uso il “ci” perché credo che sia fondamentale anche l’autovalutazione del docente, ma è il primo passo per poter migliorare e non solo i voti.

  3. Alberto DP 10 Dicembre 2019 at 18:18 - Reply

    Paolo e a Roberta, grazie per i vostri contributi!

    Sarebbe interessante approfondire nello specifico le modalità con le quali sono state fatte le proposte.

    Se vi va, potete raccontarci qualcosa in più!
    Grazie in anticipo, Alberto