Quando in aula, in occasione dei corsi di aggiornamento ai docenti (e non solo), parlo di convinzioni e credenze, spessissimo sento rivolgermi una domanda ben precisa: ma cosa posso fare per stemperare l’effetto di una convinzione che non mi è utile? È possibile sostituirla con un’altra convinzione, che mi aiuti anziché ostacolarmi?

La mia risposta parte sempre da una premessa: innanzitutto è necessario prendere consapevolezza delle convinzioni che nutriamo nel nostro intimo.

Queste possono riguardare noi stessi, il nostro lavoro, gli altri, il mondo, ecc.

Inoltre possono rappresentare per noi un aiuto (possiamo quindi chiamarle utili, o funzionali, o ancora potenzianti); al contrario possono rappresentare un freno, un fardello che ci rallenta durante il nostro percorso (disfunzionali o depotenzianti).

Non ci sono convinzioni giuste o sbagliate, ma soltanto convinzioni utili o meno: è possibile che la stessa convinzione che complica la vita di molti, possa rappresentare un vantaggio per altri (in altri contesti, per esempio).

Detto ciò, passiamo a capire come approcciarci alle convinzioni che non ci piacciono… Intanto cominciamo ad immaginare le convinzioni come dei tavoli: il piano orizzontale rappresenta la convinzione vera e propria, i piedi invece sono i riferimenti sui quali poggia la credenza. I riferimenti possono essere esperienze passate, insegnamenti ricevuti, condizionamenti socio-culturali, ecc.

Finché i piedi del nostro tavolo risultano ben solidi, probabilmente non potremmo far nulla per far perdere forza alla convinzione.

Anzi, aggiungo altro: confrontandoci con le convinzioni delle altre persone attorno a noi (e da insegnanti, genitori, ecc. ci capita spesso, non è vero?) e ritenendo nostra responsabilità il favorire un cambiamento di queste convinzioni, cercare di abbattere il piano del tavolo senza aver prima lavorato finemente sui piedi, significherà mettere a repentaglio i nostri rapporti!

Perciò, per cominciare ad essere ottimi falegnami, impegnati in un bel lavoro certosino (comunque rispettoso del punto di vista degli altri) sui piedi del tavolo, potremmo cominciare a cercare delle falsificazioni alla convinzione che, ancora per poco, rimarrà granitica. Cominciare a farla vacillare significa cercare conferme del suo contrario: sondare le nostre esperienze con gli occhi di chi vuole dimostrare il contrario di quello che sostiene la propria credenza.

Se ad esempio volessi lavorare su una convinzione per me depotenziante che mi fa credere che la maggior parte delle scuole nelle quali presento i miei progetti di formazione non si dimostrano snsibili alle tematiche molto importanti che propongo, potrei cominciare a tener conto di tutti gli esempi contrari (i Dirigenti che mi ricevono e prestano attenzione alle mie proposte, i Responsabili della Funzione Strumentale per la Formazione che cercano sponsor per rendere sostenibile il progetto, tutti i docenti che credono nelle attività che svolgiamo in aula, ecc.).

Approcciamoci alla Popper, insomma: anziché cercare conferme a quello che crediamo vero (la nostra convizione poco funzionale, quindi) guardiamoci attorno con l’intento di confutare quella credenza!

Non mi resta che augurarvi, buona ricerca!

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  1. Rosa 5 Ottobre 2012 at 17:38 - Reply

    Efficace la metafora del tavolo….Mi piace. Effettivamente mi rendo conto che anch’io a volte mi ostino sul piano del tavolo invece che sulle gambe, senza pensare invece che se si “tagliano” le gambe, il tavolo poi cade da solo ! Andare alla fonte…questa è la regola universale !!!!!

  2. Alice 16 Febbraio 2014 at 19:05 - Reply

    Un ragazzo che ha scelto una scuola
    secondo me sbagliata…
    ha senso che io lavori sulla mia convinzione o sulla sua?

  3. Alessandra 19 Febbraio 2014 at 20:18 - Reply

    Mi trovo nella stessa situazione di Alice!
    Fino a questo momento ho provato a lavorare sulla scelta di una mia alunna per cercare di dissuaderla a scegliere una certa scuola ma con scarsi risultati, forse dovrei cominciare a lavorare sulla mia convinzione!

  4. Alberto De Panfilis 22 Febbraio 2014 at 19:16 - Reply

    Be’, con degli Studenti che SECONDO IL NOSTRO PUNTO DI VISTA non sono adatti ad un certo indirizzo scolastico, possiamo lavorare con l’Ascolto Attivo e lo scambio di FEED-BACK, più che con gli “strumenti popperiani”…

    (Fate una ricerca per queste parole chiave nella sezione “Ricerca nel sito” in alto a destra…)

  5. Corrado 20 Novembre 2014 at 0:49 - Reply

    Ciao, una domanda volutamente provocatoria visto che mi interessa la risposta 🙂

    Se un ragazzo non è stato forzato nella scelta di una scuola o di un’altra (tipo i genitori che lo obbligano o altro di simile) e sceglie lui in quasi-autonomia (naturalmente condizionato dal ciò che lo circonda) che “quella” scuola è quella che vuole fare, e pure lo esterna con convinzione… cosa vuol dire che “secondo me è sbagliata per lui”?! Cosa ci può essere di più giusto nella decisione di fare una determinata scuola se non il fatto di desiderare di farla?

    Risposta mia: “non c’è nulla di più giusto, e andrebbe invece incoraggiato ancora di più!” Se una cosa è stata fatta da almeno un essere umano, se un altro essere umano vuole davvero farla allora ha buone probabilità di poter riuscire a farla o di arrivarci vicino (ma anche col rischio di riuscire a farla meglio!). Se poi si tratta di una cosa fatta da molti esseri umani, in molte parti del mondo, ripetutamente…allora è quasi-certo che ce la può fare se lo desidera! Nel nostro contesto stiamo parlando (solo) di scuola superiore: se un dipinto è brutto il problema non è (quasi mai) il foglio…

    Personalmente leggo il “secondo me è sbagliata per lui” come “se io fossi negli insegnanti che avrà in quella scuola ho seri dubbi che riuscirei a trasmettergli quello che lui ora si aspetta di ottenere pensando di frequentare quella scuola” (il che non vuol dire necessariamente che il problema sono io, ma di sicuro non è il ragazzo o la sua scelta).

    Magari sbaglio, e la provocazione sta proprio in questo mettere in gioco questa mia convinzione: se secondo voi sbaglio, perché? Se devo essere sincero sincero non sono certo di essere molto propenso a cambiare idea, ma per una motivazione valida prometto che ci proverò! 🙂

    Ciao ciao

  6. Alberto De Panfilis 20 Novembre 2014 at 14:29 - Reply

    Sono d’accordo con te, Corrado… per questo motivo ho segnalato gli strumenti di Ascolto Attivo e scambio Feedback presenti nel sito (reperibili attraverso la sezione “Ricerca nel sito” in alto a destra).

    Fammi sapere cosa ne pensi…

    Buona giornata,
    Alberto

  7. francesca 4 Novembre 2015 at 12:19 - Reply

    stupendo… proprio così.
    Grazie per far venire a galla la semplicità necessaria per “sopravvivere” in quest’epoca complessa in cui sembra vincere ciò che è complicato.

  8. Alberto De Panfilis 4 Novembre 2015 at 13:54 - Reply

    Grazie a te per l’apprezzamento, Francesca! 🙂