Non esiste una formula magica per sviluppare la propria leadership, mettiamoci l’anima in pace!
Ogni volta che leggo online proposte che sembrano aver trovato “la chiave” per far crescere l’autorevolezza e il carisma, mi viene l’orticaria: se vuoi fare un torto a chi non si sente particolarmente sicuro della propria leadership, be’… proponigli una soluzione pronti-via da applicare da subito e il gioco è fatto!
Attenzione ai consigli che trovi in giro!
Seguire i consigli di qualcuno, che ti propone di dire o fare qualcosa in un modo diverso da quello che sei abituat* a fare, è il miglior modo per sentirti tutto fuorché a tuo agio. Questo accade perché la leadership, quella buona e duratura, dev’essere una leadership naturale: sto parlando di quella leadership che gli altri naturalmente ti riconoscono.
La leadership naturale (e strategica)
Ma quand’è che gli altri sentono di potersi affidare a noi? Quando esprimiamo ottimi livelli di competenza (tecnica e trasversale) in un determinato ambito. Tanto semplice, quanto complesso da realizzare, figuriamoci applicando solo qualche buon consiglio!
La leadership va coltivata nel tempo: per farlo è molto utile conoscere quali sono le competenze trasversali (quelle tecniche le conosci tu) che più delle altre risultano strategiche in un determinato contesto. Abbiamo un’infinità di competenze trasversali alle quali potremmo dedicarci (non ci basterà una vita, però!): comunicazione efficace, ascolto, problem solving, empatia, lavoro in team, gestione dello stress, pensiero critico, gestione del tempo, ecc.
La mia esperienza
Quello che ho potuto notare, in questi quasi 15 anni di attività e contatto con migliaia di insegnanti in tutta Italia, è che per gestire le tante complessità relazionali del contesto scolastico è molto utile… 1. sapere dove andare e dove far andare; 2. sapere come comunicare perché le persone effettivamente ci vadano!
Nel 2011 ho scoperto un approccio che fino ad allora avevo conosciuto soltanto in modo molto superficiale: l’approccio strategico. Quasi 13 anni fa ho conosciuto il prof. Giorgio Nardone e ho iniziato ad esplorare il suo modello che mi ha letteralmente rapito. Quanto di più distante da un insieme preconfezionato di tecniche, come gli approcci che fino ad allora avevo approfondito e praticato (ogni riferimento è puramente casuale 😋).
Ti lascio qui uno spunto sulla leadership a scuola, raccolto qualche anno fa durante un intervento di Stefano Bartoli a Roma.
Le 2 competenze sulla quali investire
Le due competenze centrali del modello strategico sono il problem solving e la comunicazione strategica: il primo modello (che non ha nulla a che fare con la gestione dell’imprevisto) consente di ridurre le complessità e individuare in modo molto pragmatico quali passaggi compiere per riuscire a risolvere un problema o raggiungere un obiettivo. La seconda, invece, apre gli occhi sulla possibilità di utilizzare una comunicazione per nulla muscolare, elegante e rispettosa del prossimo, che ci aiuta ad ottenere quello che vogliamo. Con “quello che vogliamo” ovviamente non si intende trarre un vantaggio personale a discapito delle persone con le quali interagiamo, ma al contrario interagire con loro in modo che possano con più probabilità aprirsi a punti di vista e comportamenti che risultino per loro funzionali.
Bisogna darsi tempo per coltivare la propria leadership
Oggi, dopo 13 anni, centinaia di ore di formazione, decine di casi complessi seguiti personalmente e migliaia di Insegnanti incontrati in tutta Italia, continuo regolarmente a cogliere nuove sfumature sul modello e a trovare applicazioni inedite.
Io continuo a formarmi per portare il mio contributo al mondo della Scuola con il progetto MetaDidattica.
E tu, come sei mess* a capacità di problem solving e comunicazione strategica?
“Dubito ergo sum!” direbbe Cartesio! Bentornata news letter domenicale e bentornati pure i dubbi e le riflessioni che ogni volta provoca!!!
Leggendo l’articolo ho ripensato alla descrizione del professore di matematica nel libro di Pennac “Diario di scuola” : <>. Che ne pensi Alberto? Può essere un esempio di leadership naturale?
Carla
Grazie sempre, Carla!!
“Era il nostro professore di matematica all’ultimo anno delle superiori. Dal punto di vista della mimica, il contrario di Keating; un professore che meno cinematografico non si può: ovale, direi, una voce acuta e nulla di speciale che attirasse lo sguardo. Ci aspettava seduto alla cattedra, ci salutava cordialmente e sin dalle prime parole noi entravamo nella matematica. Di che cosa era fatta quest’ora che ci catturava tanto? Essenzialmente della materia che il professor Bal insegnava e di cui sembrava pervaso, cosa che faceva di lui un individuo curiosamente acuto, calmo e buono. Strana bontà, nata dalla conoscenza stessa, desiderio naturale di condividere con noi la “materia” che lo mandava in visibilio e che non poteva concepire ci ispirasse repulsione o anche soltanto ci fosse indifferente. Bal era impastato della propria materia e dei propri allievi. Aveva qualcosa nell’animo candido della matematica, una sbalorditiva innocenza. L’idea di poter essere vittima della gazzarra degli studenti non doveva mai averlo sfiorato, e a noi non sarebbe mai venuto in mente di prenderlo in giro, tanto era convincente la sua felicità di insegnare.”
Ciao Alberto e grazie della news letter.
Condivido il fatto che ci vuole tempo per coltivare la propria leadership e vorrei sottilineare, secondo la mia esperienza, l’importanza di alimentarla con della sana pratica su situazoni reali e, ove possibile, in contesti diversi.
Come docente ho la fortuna di relazionarmi con ragazzi di 18 anni e con “diversamente giovani” (come me) che sono a ridosso della pensione (non proprio come me).
La capacità di elasticità e flessibilità da mettere in pratica ogni qualvolta si varchi la soglia di un’aula (nel mio contesto professionale anche da un’ora all’altra), in qualche modo ci obbliga a modulare la nostra comunicazione, e il nostro stile comunicativo, in maniera diversa.
L’approccio strategico (sia in merito al problem solving che alla comunicazione) per me è diventato un acceleratore di processo che mi aiuta a switchare nella modalità giusta ottimizzando sia la “risorsa tempo” che la “risorsa energia mentale e fisica”.
Credo che la proposta di Metadidattica per il prossimo 13 aprile, sia una bella occasione per guardarsi dentro e capire a che livello siamo con la nostra leadership.
Concludo con una domanda.
Io ho sempre considerato la Leadership come un contenitore di altre soft skilss. Cosa ne pensi?
Ciao Giuliano, grazie per il tuo commento!
Mi trovo perfettamente d’accordo con la tua ultima affermazione: credo anch’io che la leadership sia la summa di tante competenze (tecniche e trasversali) che portano le persone a fidarsi del/la leader.
Proprio per questo mal tollero l’ingenuità (o la cattiva fede) di chi propone “formule magiche”…