Insegnanti, questa va proprio letta!
Come si convince un bambino a fare i compiti […]? Molti credono che il metodo più efficace sia far penzolare la carota più grande possibile davanti al loro naso. Ma questo è davvero un incentivo, oppure si tratta solo di una leggenda?
In uno studio classico, Mark Lepper – uno psicologo dell’università di Stanford – e i suoi colleghi chiesero a due grupi di scolari di fare alcuni disegni. Prima di poter giocare con la carta e i pastelli a cera…
…un gruppo apprese che avrebbe ricevuto un’elaborata medaglia del “buon giocatore”, mentre all’altro non fu promessa alcuna ricompensa. Qualche settimana dopo, i ricercatori tornarono, distribuirono carta e pastelli e misurarono il grado in cui i bambini giocavano con il materiale. Sorprendentemente, i soggetti che avevano ricevuto le medaglie nella prima parte dell’esperimento avevano disegnato molto meno rispetto ai compagni di classe.
Perché? Secondo Lepper, i bambini che avevano ottenuto le medaglie avevano pensato qualcosa come: Be’, vediamo un po’, di solito gli adulti mi offrono una ricompensa quando vogliono farmi fare qualcosa che non mi piace. Un adulto mi offre una medaglia d’oro per disegnare, dunque dove odiare l’idea di disegnare. L’effetto è stato riscontrato più volte, e la conclusione è chiara: se si propone ai bambini un’attività che amano e li si premia per averla svolta, la ricompensa riduce il piacere e li demotiva. Nel giro di qualche secondo, il gioco si trasforma in lavoro.
[…]
Come abbiamo visto, ciò che non funziona è motivare le persone con la promessa di una ricompensa. Allora quale forma di incentivo è la più efficace? Per spingere gli individui a impegnarsi di più in qualcosa che amano, ogni tanto provate a dare loro un piccolo premio a sorpresa dopo che hanno completato l’attività, oppure lodate i frutti della loro fatica. Quando non sono entusiasti del compito, all’inizio è utile una ricompensa realistica, ma non eccessiva, seguita da commenti lusinghieri che li spingano a continuare […].
salve ———-
l’incubo dei compiti delle vacanze ,ricordo le esteti davanti a quei libri ,ai quaderni delle vacanze ,….un incubo …poi da mamma far eseguire i compiti dellevacanze alle mie figlie …..e ora da nonna —-va molto meglio ,ho usato il metodo ,giocando ,con piccole strategie …. i compiti si eseguono con piacere
bell’articolo in una dominica calda d’estate!
Fortunatamente ci è già stato detto in tempo reale che occorre evitare i compiti estivi…e invernali.
Dall’alto ci risolvono tutto e noi accettiamo .
Ho sempre pensato la stessa cosa.
Grazie per aver motivato il mio atteggiamento a motivare e non semplicemente a premiare!
Scusate, io sono parzialmente d’accordo!
È facile motivare un bimbo che ama disegnare, ad esempio! Il problema è motivarlo quando ODIA disegnare! Mio figlio se non era fortemente incentivato non prendeva in mano la matita, ed è proprio grazie a questi incentivi che oggi frequenta con successo il Liceo artistico! Certamente non servono grandi premi o medaglie d’oro ma visto che per lui era una fatica perché non ricompensarla?
Da qualche tempo ricevo le sue mail caro Alberto e devo dire che sono sempre molto molto interessanti. Questo suggerimento poi è eccezionale, visto che a scuola lavoro sul sostegno ed ho un bimbo di 7 anni Francesco, che ha appena completato la prima elementare. Farò tesoro dello studio di Mark Lepper. Grazie Stefania
Grazie a tutte per i vostri commenti, preziosi e interessanti…
Rispondo a stefania che parla, giustamente, di motivazione nei confronti di un’attività che inizialmente non piace al bambino.
Sono d’accordo nel dire che uno stimolo importante possa (e debba) esser dato: altrimenti il caso di tuo figlio, Stefania, e quello di tanti altri (magari molti di noi) finirebbero per non raggiungere risultati e soddisfazioni personali importanti.
Penso che ci siano comunque tanti modi di motivare: anche creare un clima di gioco (come commentava Rosa) e divertimento può motivare indirettamente il bambino, anche nei confronti di un’attività lontana dalla sue preferenze.
Inoltre, uno degli aspetti centrali da tenere in considerazione quando si parla di motivazione è il seguente: “concedere qualcosa in cambio” ad un bambino in modo che si impegni nei confronti di un’attività che, altrimenti, non farebbe, ritengo sia molto rischioso… Mi capita spessissimo di sentire frasi del genere “Se finisci di fare i compiti ti do il gelato”, oppure “Se finisci di mangiare quello che hai nel piatto ti porto al parco”… nel breve termine mi rendo conto che sia una leva efficace (ci fa portare a casa il risultato), ma nel lungo termine cosa comporta?
Ogni volta che promettiamo qualcosa in cambio, stiamo alimentando nel bambino l’atteggiamento del futuro adulto che si impegnerà non per sé stesso, per gli altri o per seguire le sue inclinazioni e passioni, ma per ricevere qualcosa in cambio.
Tra l’altro il presupposto di chi si impegna per ricevere qualcosa in cambio qual è? Il presupposto è che “manchi qualcosa”. La maggior parte delle attività allora rischiano di essere svolte più per colmare un bisogno, che non per il desiderio di farle.
Siamo sempre in tempo per aggiustare la mira, anche sui modi che abbiamo sempre usato per relazionarci con i nostri figli o studenti…