In questa sezione troverai il contributo ed il supporto del dott. Jacopo Lubich, Pedagogista e Tutor DSA.
Jacopo è Pedagogista e Tutor per studenti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Laureato e specializzato in ambito umanistico, segue il percorso formativo con l’AID
(Associazione Italiana Dislessia) e prosegue gli studi con un Master sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento.
Lavora con metodologie didattiche specifiche e riconosce e potenzia gli stili di apprendimento e gli stili cognitivi messi in pratica durante lo studio,
sostenendo e incoraggiando l’autostima e la metacognizione. Instaura inoltre rapporti collaborativi con il corpo docente ed è punto di riferimento per le famiglie in materia di DSA.
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“Ogni studente suona il suo strumento, non c’è niente da fare. La cosa difficile è conoscere bene i nostri musicisti e trovare l’armonia. Una buona classe non è un reggimento che marcia al passo, è un’orchestra che prova la stessa sinfonia”.
(Pennac D., 2008)
Quando un insegnante si trova di fronte ad un gruppo classe sta di fatto interagendo con alunni diversi, dotati di molteplici caratteristiche cognitive, e ognuno dei quali avente un proprio temperamento e dei propri interessi di cui è fondamentale tenere conto nel processo di insegnamento/apprendimento.
Ogni studente, così come ogni persona, presenta un proprio funzionamento, dei punti di forza e di debolezza, uno stile di apprendimento prevalente ed uno stile cognitivo che ne influenzano le modalità di studio e di apprendimento più efficaci, tanto più se parliamo di studenti DSA, per i quali le discrepanze sono più evidenti e marcate.
È importantissimo che gli alunni sviluppino una consapevolezza dei propri processi cognitivi e di apprendimento per vivere la scuola con maggiore serenità, come un contesto in cui sperimentarsi e conoscersi, per sviluppare un approccio allo studio e alla conoscenza che sia più efficiente ed efficace possibile, che porti ad apprendimenti significativi. È fondamentale anche per potenziare le proprie capacità, per essere più sicuri e motivati.
Nel presente articolo ci occuperemo di fare chiarezza sugli stili cognitivi e gli stili di apprendimento che, a volte, erroneamente vengono utilizzati come sinonimi: capiremo come è possibile misurarli e perché sono così importanti per i nostri studenti, in particolare per quelli con disturbo specifico.
Le interrogazioni sono fonte di emozioni particolarmente intense per gli studenti, a volte anche di ansie eccessive, che possono influenzare negativamente i risultati, specialmente se si tratta di alunni con disturbi specifici dell’apprendimento, che spesso presentano livelli di autostima poco elevati, nonché scarsa fiducia in se stessi e nelle proprie capacità.
Eppure queste prove rappresentano un momento prezioso in cui lo studente e l’insegnante, entrando in relazione diretta, hanno l’occasione di confrontarsi e arricchirsi vicendevolmente.
All'interno delle classi il numero di studenti con Disturbo Specifico dell'Apprendimento è sempre più elevato, ciò però non è dovuto a quello che sembrerebbe un reale aumento degli alunni con questo disturbo, quanto ad un aumento delle certificazioni, testimonianza di una maggiore attenzione al fenomeno dovuto anche e soprattutto ad una tempestiva individuazione, da parte di famiglie e insegnanti, delle difficoltà di bambini e ragazzi.
Questo aumento delle certificazioni rappresenta un traguardo significativo e prezioso, poiché mette gli insegnanti nella posizione di poter garantire a tutti gli alunni il diritto di realizzare a pieno il proprio potenziale, sia durante il percorso scolastico che, adottando un'ottica più ampia, in quello che sarà il progetto di vita dei ragazzi stessi.
Per far sì che ciò accada e si realizzi davvero però è necessario capire, poiché ogni studente con disturbo specifico dell'apprendimento è diverso dall'altro, il suo profilo di funzionamento e strutturare in tal senso un progetto didattico ad hoc, che sia in grado di ridurre quanto più possibile le frustrazioni vissute dall’alunno, dovute magari a richieste non idonee a lui, e allo stesso tempo di valorizzare quelli che sono i suoi punti di forza, andando in questo modo sia ad aumentare il suo senso di autoefficacia e la sua autostima, sia a compensare in maniera funzionale le prestazioni deficitarie.
A tale proposito, oltre ad un’attenta osservazione dell’alunno reale in classe, risulta essere di cruciale importanza un’attenta lettura della diagnosi, perché proprio attraverso questo documento, è possibile vedere, nero su bianco e con grande chiarezza, quali sono i punti di forza e di debolezza del soggetto e come il disturbo impatta sul versante degli apprendimenti e delle prestazioni scolastiche.
In questa fase diventa necessario anche il confronto costante con le figure che ruotano intorno allo studente, come terapisti, tutor e terapeuti, perché è con loro che si trova la sinergia giusta per fare un lavoro completo ed efficace con gli studenti. I docenti devono trovare il modo di comunicare con efficacia tra loro e con le famiglie, devono riuscire a vincere le resistenze al cambiamento dei colleghi e dei genitori e devono essere in grado di persuadere delle loro decisioni sulla base di un’attenta analisi delle reali necessità di ogni studente.
Tutto ciò permetterebbe agli insegnanti, ribadendo un concetto già espresso sopra, di creare un piano didattico che sia davvero personalizzato per l’alunno DSA, che in tal modo si sentirebbe più sereno e nella posizione di vivere la scuola come un ambiente in cui sentirsi compreso e crescere, sviluppando e anche scoprendo quelle che sono le sue potenzialità, limitando il più possibile vissuti di ansia e frustrazione che rischiano di allontanare gli alunni dal contesto scolastico, privando poi l’intera società di quello che un giorno potrebbe diventare un professionista competente, perché è importante, nonché doveroso, ricordare che quando parliamo di DSA stiamo parlando di soggetti intelligenti che, nel rispetto di quelli che sono i propri interessi e le proprie unicità, può dare un contributo significativo alla nostra società, alla pari di tutti gli altri.
Articolo di Alessandra Petrella