Vi è mai capitato, dopo aver spiegato un concetto teorico alla classe, di rivolgervi ai ragazzi dicendo loro: “Ragazzi, è come se…”.

Bene, in quel momento avete usato un’analogia per spiegare meglio un concetto. Vediamo perché mai dovremmo utilizzare una forma retorica di questo genere durante le nostre lezioni e come farlo nel migliore dei modi…

Quando comunichiamo possiamo scegliere un linguaggio logico (quello che parla prevalentemente alla parte sinistra del cervello, per gli amanti della frenologia) oppure un linguaggio analogico (che stimola il nostro emisfero creativo, quello destro).

È ormai noto che più riusciamo a far “collaborare” i due emi-sferi, più sfruttiamo le nostre naturali doti di apprendimento… i bambini, ad esempio, utilizzano spontaneamente questa prerogativa cerebrale: mettono di continuo in comunicazione e collaborazione la loro parte logica (impegnata a costruirsi un “modello del mondo”) con la loro parte emozionale.

Come sarebbe riuscire a stimolare gli stessi processi anche nelle menti dei nostri studenti (non più bambini, se pensiamo ai livelli superiori di istruzione)?

Le analogie linguistiche ci consentono proprio di trasformare dei concetti logici in immagini mentali… questo, tra l’altro, si collega anche all’importanza di utilizzare più canali sensoriali nella nostra comunicazione (ascolta l’audio relativo ai diversi canali sensoriali).

Qual è il modo migliore di creare analogie?

Ritengo che il modo migliore di parlare alla parte creativa ed immaginifica dei nostri interlocutori è farlo con un linguaggio semplice e abilmente vago. Con questo intendo dire che, una volta trovata l’analogia più calzante al concetto che vogliamo trasmettere, scegliere un linguaggio che lascia spazio all’immaginazione dell’ascoltatore è quello che ci permette di fatto di mettere in moto il suo “lato destro”.

Personlamente cerco anche di modulare la mia comunicazione non verbale (linguaggio del corpo e caratteristiche della voce) come se stessi parlando ad un bambino. Ricordiamo sempre che tra gli esempi più incredibili di apprendimento ci sono senz’altro i bambini: aiutare quindi quella parte ad emergere non farà altro che aiutarci nel nostro compito di insegnanti.

A questo punto mi sta venendo il dubbio di non averti ancora detto nella specifico cos’è una analogia… sarebbe abbastanza paradossale averti parlato dei dettagli di un concetto, mancando di trasmetterti prima l’informazione più importante, il concetto stesso!

È come se ti avessi dato appuntamento in via Roma, ti avessi chiesto cosa portare, come vestirti, a che ora incontrarci, addirittura cosa pensare e come sentirti prima del nostro incontro… trascurando però di comunicarti che l’appuntamento è a Bassano del Grappa! 🙂

Ho per caso usato un’analogia proprio adesso?

Prima di salutarti, voglio dirti che per parlare alla parte emotiva e creativa dei nostri interlocutori, possiamo scegliere anche aneddoti, metafore, aforismi o citazioni

P.S.: se vuoi leggere la testimonianza di una Collega (sull’uso delle analogie nella didattica), clicca qui…

P.P.S.: se ti va di gustarti una bella analogia video che spiega quanto è piccolo un atomo, guarda questo video!

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Published On: 01 Ottobre 2012Categories: BlogTags: 0 Comments on A cosa servono le ANALOGIE nella didattica?

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