Nella prima strategia che ti ho proposto di mettere alla prova per richiamare l’attenzione di uno o due alunni distratti durante la lezione (Parlare all’altro lato della classe), ho fatto riferimento all’importanza di privilegiare una comunicazione di tipo non verbale e indiretto, piuttosto che affidarsi ad un messaggio diretto e “che spiega”.

 

Questo suggerimento si basa su tre presupposti fondamentali della comunicazione in generale; lo stesso vale per un tipo di comunicazione profonda e “delicata” come quella che vede coinvolti insegnanti e studenti.

Il primo di questi presupposti ha a che fare con la coerenza (spesso definita anche “congruenza”) della nostra comunicazione: quando ad uno studente in particolare (o alla classe intera) vogliamo inviare un messaggio, soprattutto se quest’ultimo è di tipo ingiuntivo, la sua efficacia e la sua coerenza vanno di pari passo. Quanto più il nostro messaggio giunge coerente, tanto più sarà efficace.

Ma come possiamo rendere il nostro messaggio coerente?

Ritengo che sia abbastanza semplice; mi chiedo (ormai inconsciamente): “se chi mi sta ascoltando potesse togliere il volume di quello che dico, riuscirebbe comunque a comprendere il messaggio che voglio inviargli?” o ancora “in questo momento sono un bravo mimo?”.

Già rispondere a queste due domande mi permette di capire se sto andando nella giusta direzione oppure se è il caso che io corregga il mio modo di comunicare quello che voglio trasmettere.

 

Il secondo presupposto alla base della strategia del “parlare all’altro lato della classe” riguarda una mia preferenza in termini di comunicazione: tra una comunicazione sintonica e una modalità distonica, preferisco di gran lunga la prima. Anche i risultati che ottengo in aula supportano quello che ho appena scritto, ma non è detto che “evitare lo scontro” sia l’unico modo di approcciarsi…

Comunicando indirettamente agli studenti di rifocalizzarsi sulla lezione, mi permette di evitare eventuali resistenze. Prendiamo due casi come esempio: il primo vede un ragazzo “oppositivo” che si distrae, nel secondo invece è un ragazzo “collaborativo” a distrarsi.

“Parlando all’altro lato della classe” riusciamo a non offrire al primo ragazzo l’occasione per lanciarci una provocazione/sfida (non sarebbe utile per nessuno), nell’altro caso siamo in grado di preservare il rapporto di collaborazione e fiducia reciproca con il secondo studente.

 

Il terzo presupposto lo descrivo citando una frase del celebre Blaise Pascal: “Di solito siamo meglio convinti delle ragioni che troviamo da noi stessi, che da quelle che ci provengono dagli altri”.

Questo è proprio l’effetto che vogliamo ottenere nei nostri studenti: comunicando loro soltanto indirettamente che è meglio tornare a prestare attenzione alla lezione, stiamo lasciando a loro la scelta, piuttosto che suggerirgliela noi direttamente. Noi saremo più persuasivi e i ragazzi decideranno autonomamente di fare silenzio e tornare attenti: l’effetto durerà più a lungo nel tempo (al contrario di quanto potrebbe accadere “alle nostre spalle” non appena ci distrarremo) e sarà maggiormente formativo (perché alimenterà la responsabilità dei ragazzi).

Condividi l'articolo sui social

Ti potrebbe interessare…

Lascia un commento

  1. Emanuela 26 Ottobre 2012 at 19:33 - Reply

    Sei forte prof!! Riesci a dare consigli e suggerimenti in maniera semplice e chiara,catturando l’attenzione di chi ti ascolta..Non vedo l’ora di partecipare al corso che terrai nella mia scuola,così da poter mettere in pratica i tuoi insegnamenti..A presto e..complimenti!!

  2. nadia 26 Ottobre 2012 at 21:52 - Reply

    Se fosse cosi’ facile non guardare gli alunni che disturbano! Ci sono gli altri alunni che sono stufi delle loro chiacchiere e te lo fanno pesare ogni secondo,io mi riferisco particolarmente alle classi delle scuole primarie.L’unica cosa diversa dal lagnarmi,urlare contro,sfidarli: é fare l’indifferente, perché, è chiaro che cercano di attirare l’attenzione su di loro stessi per avere il controllo della situazione!

  3. Alberto 27 Ottobre 2012 at 0:42 - Reply

    Ciao Emanuela! Anch’io non vedo l’ora di cominciare con il nostro corso di aggiornamento!
    A Nadia dico questo: se hai notato che il “silenzio” funziona, cioè ti dà buoni risultati, allora è un’ottima strategia. In caso contrario, il rischio è quello di “rinunciare” ad agire per mancanza di alternative. Ecco perché preferirei una comunicazione indiretta e non verbale.
    Chiediamoci anche se le soluzioni che mettiamo in atto sono o meno funzionali: spesso infatti si limitano ad essere “tentate soluzioni” (cerca in questo sito gli articoli su Giorgio Nardone e l’Approccio Breve Strategico) che non solo non funzionano, ma finiscono per alimentare il problema!

  4. giovanna 28 Ottobre 2012 at 8:24 - Reply

    fare appello ai tuoi…insegnamenti quotidianamente…soprattutto quando la situazione pare sfuggire di mano, riflettere a posteriori su come IO ho agito in aula, penso sia la prima forma di consapevolezza necessaria da sviluppare che mi aiuta ed Aiuta i miei alunni a vivere…condividendo!!!!!! Buon lavoro…continua a divulgare…ne abbiamo tt bisogno :-)Con stima ed affetto

  5. Alberto De Panfilis 28 Ottobre 2012 at 23:00 - Reply

    Grazie mille per le tue parole, Giovanna… 🙂