Risulta chiaro a tutti che creare punti di contatto con gli studenti sia un ottimo modo per sviluppare una relazione sinergica, essere percepiti (e percepirci) autorevoli piuttosto che autoritari, comprendere chi abbiamo di fronte e lasciare che gli altri possano capirci meglio.
Ma come possiamo fare per creare facilmente questo contatto con una classe intera? C’è un modo per farlo in modo semplice e allo stesso tempo efficace?
Leggi sotto per scoprirlo…
Per i prossimi giorni ti suggerisco un esperimento: condividi un tuo interesse con i tuoi studenti; ogni tanto parlagliene e descrivi loro le sensazioni che ti dà dedicarti a questa passione.
In questo modo riuscirai ad ottenere, con semplicità e naturalezza, risultati molto importanti per te e tutto il gruppo classe:
- riuscirai, nel tempo, a ristrutturare l’idea che spesso gli alunni hanno dei propri insegnanti; ai loro giovani occhi acquisirai una “dimensione umana” che altrimenti verrebbe ignorata;
- contando sul principio della reciprocità, farai in modo che più facilmente gli studenti condividano con te parti della loro vita extra-scolastica; evidentemente questo potrà alimentare la vostra complicità, generando un clima sereno di apertura e fiducia;
- investirai questo “tempo libero” per concedere qualche minuto di svago, mantenendo nel contempo la “guida” della situazione e investendo sui punti precedenti.
Dopo aver sperimentato per almeno due/tre settimane, fammi sapere com’è andata!
In sintesi, AUTENTICITA’…scendendo a volte dalle nostre sovrastrutture che spesso ci ingessano…
Un’autenticità che in primis fa bene a noi stessi.
Alla prossima.
Rosa
Mi interessa!
Io mi “racconto” spesso..di come preparo le lezioni,della passione per il mio lavoro e anche..della mia squadra del cuore!!I bambini ascoltano affascinati e poi si aprono.. ti parlano del loro vissuto,paure gioie ecc..Ti vedono più umana, più vicina..autorevole sì,ma con la consapevolezza che se dovessero aver bisogno la maestra Emanuela c’è..Ci vediamo al corso domani prof!!
…e come si divertono a sentire i racconti del mio passato. Le marachelle che combinavo, le avventure con le mie figlie, i miei ex alunni, i lavori vecchi e conservati fatti con altre classi, la mia storia. Se ne ricordano e mi vedono come un cambiamento ed una crescita continua. Non finisci mai di inventare e di imparare, tu, maestra!
alberto, è quanto faccio da tempo facendo addirittura scaturire da questo anche lezione didattica. credo che la complicità generi condivisione e motivazione anche se..non condivisibile dalle colleghe, spesso causa di ”disagi”.
ho una sola classe su 4 che sembra non interessata a nessuna argomento!! insisto proverò ancora.marianna
Condivido questo suggerimento. ogni mattina prima di iniziare qualsiasi lezione, io chiedo sempre come stanno i miei alunni, racconto se ho visto qualcosa di speciale, come la brina su un a foglia, se ho sofferto condivido anche questi momenti con lievità naturalmente, e loro iniziano a essere più riflessivi. Ogni giorno inoltre scriveno un s.q.s, cioè un messaggino libero nel quaderno, e questo fin dalla prima classe:ora sono in quinta e quando vogliono o succede qualcosa scrivono le loro esperienze e soprattutto le loro emozioni.Avrei altri esempi, ma potrei risultare pedante. Io rispetto molto i miei alunni e la mia vita e la loro si intersecano oltre la scuola primaria.
Grazie per il contributo di tutti!
Mi è piaciuta molto anche l’idea degli s.q.s. proposta da Anna Maria e mi piacerebbe che lei (e tutti voi) possiate proporre altre attività o idee per creare contatto con la classe…
non so…due anni fa sono stata male e mi sono assentata dalle mie classi per tutto il secondo quadrimestre. All’inizio dell’anno successivo, pur non entrando nei particolari della mia malattia, ho condiviso con gli studenti il fatto che adesso stavo benone, ma che ancora facevo delle cure che mi provocavano dei disagi evidenti, come le vampate, spiegando cosi il motivo della presenza del ventaglio e le mie maniche corte di inverno. In una classe i ragazzi mi hanno dimostrato solidarietà e affetto costruendomi dei ventagli con i fogli da disegno e sventolandosi insieme a me quando faceva caldo anche per loro, in un’altra classe (ragazzi di terza media), appena mi scusavo perchè avevo bisogno di aria e chiedevo a qualcuno di aprire porte e finestre, uno di loro diceva “sì, sì…lo sappiamo…(sottinteso: ora basta con questa storia )…certamente avrò esagerato con spiegazioni e giustificazioni, ma mi viene il dubbio che questo stratagemma funzioni in alcuni casi (certi gruppi-classe, o bambini più piccoli…) piuttosto che con altri
Grazie per la condivisione, Giovanna!
Senz’altro hai colto un aspetto molto importante della relazione (didattica) con i Ragazzi: non esiste LA soluzione, ma solo indicazioni che devono essere adattate caso per caso.
In generale questo approccio rigoroso ma flessibile fa parte del modello di Problem Solving Strategico sviluppato dal prof. Nardone ed applicato da MetaDidattica alla Scuola.
Non ci resta che… sperimentare!!
Alberto DP