Vi è mai capitato di assegnare ai vostri studenti un’attività (anche semplice) e di scoprirli bloccati dopo poco?

È possibile trovare un modo per farli sciogliere davanti a quel “compito” che altrimenti li lascerebbe fermi e poco produttivi?

Mi sono posto questa domanda insieme al gruppo di insegnanti coinvolti in un corso di aggiornamento sulla didattica; una maestra ha condiviso con noi le difficoltà incontrate da alcuni suoi alunni di fronte ad attività per le quali non si sentono granché portati.

Una situazione del genere emerge quando la maestra chiede ai bambini di creare una lista di 20 nomi comuni di cosa… insomma, l’attività di per sé è semplice, di certo alla portata della vena creativa di ogni bambino… eppure, qualcuno continua a bloccarsi dopo le prime due o tre paroline!

È chiaro che non si tratta di un problema di fantasia: i bambini ne hanno da vendere. Il blocco potrebbe giungere laddove lo studente parcepisca l’esercizio fuori dalla sua portata, oppure nel caso in cui si reputi privo di creatività o magari ipotizzi che il suo “tipo” di fantasia non sia adatto allo svolgimento dell’attività che gli è stata assegnata. Si potrebbe anche aggiungere il caso in cui il compito viene percepito come noioso e pesante.

Come possiamo intervenire semplicemente in casi come questo?

La risposta ci arriva dalla distinzione tra linguaggio logico e linguaggio analogico. Il primo spiega, il secondo “fa sentire”. Il primo parla alla razionalità, il secondo si rivolge alla creatività.

Esperimento: dopo aver spiegato un esercizio, inventa un’analogia che possa aiutare coloro che tenderebbero a bloccarsi prima o durante lo svolgimento.

Esempio: “Bambini, scrivete un lista di venti nomi comuni di cosa… per farlo, immaginate di avere davanti a voi un cesto magico: può contenere qualsiasi cosa, anche la più grande del mondo, persino la Torre di Pisa! Fate finta di voler riempire questo cesto di tutte le cose che… vi piacciono!”

Chiedendo ai bambini di focalizzarsi su “tutte le cose che… vi piacciono!”, abbiamo dato anche una direzione alla loro creatività. Si potrebbe ripetere l’esercizio con tutto quello che puzza, è colorato, fa schifo, è appiccicoso, è piatto, ecc.

Se non lo fate già, sperimentate l’aggiunta delle forme analogiche, subito dopo le spiegazioni logiche e poi fatemi sapere com’è andata! 🙂

Condividi l'articolo sui social

Ti potrebbe interessare…

Lascia un commento

  1. Daniela 24 Dicembre 2012 at 1:12 - Reply

    Mi ha raccontato un’insegnante di francese che aveva un bambino con difficoltà a ricordarsi quando ci voleva l’accento grave e quando quello acuto. La sua soluzione è stata trasformare il bambino in accento e farlo inclinare in una direzione o nell’altra a seconda delle parole… risultato? il bambino ha “azzeccato” tutti gli accenti

  2. Alberto 24 Dicembre 2012 at 2:00 - Reply

    Perfetto!

    Oltre a lavorare sul piano analogico, la collega ha coinvolto contemporaneamente i tre canali sensoriali del ragazzo: quello visivo, quello auditivo e quello cenestesico! 😉

  3. Rosa 26 Dicembre 2012 at 10:59 - Reply

    Con i bambini delle scuole elementari mescolare i vari canali dovrebbe diventare sempre più un imperativo, in quanto non sappiamo quali siano i canali più congeniali ai singoli bambini… Pertanto proporne diversi consente di “personalizzare” la didattica, permettendo a ciascun alunno di scegliere il “proprio” canale.

  4. Mery 19 Aprile 2021 at 0:00 - Reply

    Buongiorno sono una mamma che ha un figlio in prima media, mio figlio ha difficoltà nei compiti in classe, mentre nell’ orale va bene ho provato In tanti modi ma niente non so come fare e soprattutto vorrei capire perché succede questo grazie

  5. Alberto DP 20 Aprile 2021 at 7:19 - Reply

    Mery, buongiorno e grazie per averci scritto!
    È difficile dare un risposta alla sua domanda: le cause potrebbero essere diverse e provare ad individuarle prima di aver condottò un’approfondita analisi sarebbe senz’altro deleterio.
    Se vuole, può inviarci un’email all’indirizzo info@metadidattica.com in modo da valutare meglio se e come potremmo darle una mano.
    Intanto continui a stare vicina a suo figlio: sentirsi protetti, in questi casi, è sicuramente un punto di partenza che faciliterebbe qualsiasi ulteriore supporto.
    A presto!
    Alberto