Quante volte si parla di come siano cambiati i bisogni dei ragazzi di oggi… i giovani sono diversi rispetto a pochissimi anni fa, le classi non sono più le stesse, è cambiato il modo in cui bisogna rapportarsi a loro, ecc…

 

E se ti dicessi che i bisogni di chi si trova oggi dietro i banchi di scuola sono gli stessi di quelli dei propri genitori o nonni?

Magari non sei d’accordo, ma ti chiedo di partire chiarendo una distinzione basilare che ci permetterà di comprendere meglio noi stessi e i nostri ragazzi.

Immagina che ai piedi io indossi un paio di scarpe malandate e ormai bucate: qual è in questo caso il mio bisogno? Un paio di scarpe nuove?

 

No! Procurarmi una nuova calzatura sarà il mezzo attraverso il quale io soddisferò un bisogno di sicurezza (ad esempio perché so che continuare a camminare con la suola sfondata rischia di procurarmi dei fastidi o addirittura dei problemi fisici), di varietà (perché avverto il bisogno di cambiare paio di scarpe, dal momento che quelle ormai malconce le indosso da due anni), di importanza (perché quando vedrò gli altri posare il proprio sguardo sul mio nuovo paio di scarpe mi sentirò più apprezzato) e così via…

 

Ciascuno di noi vive dei bisogni emotivi: per noi è imprescindibile in quanto esseri umani e lo sarà finché avremo un cuore nel petto che batte e ci pompa sangue nelle vene. Nel 1954 Maslow pubblicò un libro nel quale introdusse per la prima volta la sua scala gerarchica dei bisogni (per lui anche motivazioni) che spingono l’essere umano a mettere in atto certi comportamenti.

Molto più di recente, il noto formatore Anthony Robbins ci ha permesso di porre nuovamente la nostra attenzione sui bisogni emotivi che ci guidano, approcciandovi in chiave più moderna.

Robbins parla di sei bisogni emotivi dell’essere umano: quattro sono quelli detti “di base”, altri due vengono definiti “superiori” o “evoluti”. Non esiste una gerarchia fra questi bisogni (come invece accade per quelli di Maslow), ma ciascuno di noi cerca di soddisfarli più o meno contemporaneamente.

 

Vediamo i quattro bisogni di base:

  • sicurezza (sentirsi “tranquilli” non soltanto dal punto di vista fisico, ma anche da quello emotivo);
  • varietà (cercare qualcosa che ci coinvolga in modo “nuovo”, che ci permetta di sperimentare e sperimentarci);
  • importanza (percepirsi come “speciali”, “unici”, per quello che facciamo/pensiamo/proviamo);
  • unione/amore (avvertire una comunione con chi ci sta attorno e/o con noi stessi).

 

Come vedi è importante distinguere il bisogno emotivo dal mezzo attraverso il quale (inconsapevolmente) cerchiamo di soddisfarlo. Ad esempio, una persona che si trova in un luogo che non conosce, potrebbe cercare di soddisfare il suo bisogno di sicurezza (per sentirsi quindi più a suo agio) giocherellando con il cellulare, fumando una sigaretta, “attaccando bottone” con qualcuno che si trova nei paraggi, ecc.

Tanti modi diversi, per soddisfare lo stesso bisogno (in questo caso di sicurezza).

 

I due bisogni emotivi “superiori” individuati da Robbins sono:

  • crescere (percepirsi in evoluzione, dal punto di vista intellettuale, spirituale, emotivo, ecc.);
  • contribuire (sentirsi partecipi della crescita fisica, emotiva, intellettuale, ecc. di qualcuno…).

 

Vista in questo modo, i ragazzi di oggi vivono gli stessi identici bisogni emotivi dei loro coetanei di 50, 100, 1000 anni fa; quello che è cambiato è il modo in cui si cerca (e non sempre si riesce) a soddisfare questi bisogni.

 

Personalmente, cominciare a prendere consapevolezza di queste “molle emotive” che danno la carica ai miei comportamenti (e a quelli di chi mi sta intorno), mi ha permesso di ottenere due grandi conquiste:

  • ho iniziato a percepire da un altro punto di vista quelle azioni che prima mi apparivano del tutto incomprensibili se non irragionevoli; di conseguenza la carica emotiva di rabbia o frustrazione che vivevo di fronte a simili situazioni è scesa e ha cominciato a lasciare il posto ad una maggiore serenità;
  • ho smesso di combattere contro il bisogno emotivo e ho cominciato a cercare un altro mezzo con il quale soddisfarlo; questo mi ha reso più semplice ottenere risultati di lungo periodo, piuttosto che deludermi di fronte a “contentini” di breve termine.

 

Mi rendo conto che questo argomento possa essere impegnativo e non così scontato da digerire: proprio per questo ti chiedo di espormi eventuali dubbi, farmi domande, dirmi la tua e alimentare un sano confronto qui sul sito

Published On: 08 Dicembre 2012Categories: BlogTags: 6 Comments on Che bisogno c’è di capire i bisogni?

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  1. Carmine Coviello 9 Dicembre 2012 at 8:33 - Reply

    Credo difficile non condividere il tuo dicorso. Nell’esperienza quotidiana nella scuola sec di primo grado quante situazioni di conflitto legate ai 4 bisogni ho riscontrato. Però il punto è come e con quali risorse umane mezzi e tempi è possibile aiutare noi e i ragazzi? L’elemento, a mio parere, preponderante è la necessità di avere degli spazi dove stare con il/i ragazzo/i per instaurare e vivere il rapporto empatico che è l’unico che ti permette di entrare negli schemi mentali dell’altro(sapendolo fare) per aiutarlo a trovare le vie d’uscita dalle situazioni conflittuali

  2. Alberto 9 Dicembre 2012 at 10:15 - Reply

    Sono d’accordo con te Carmine e credo che sia opportuno riuscire ad ascoltare in modo attivo i ragazzi. Sarebbe ideale mettere a disposizione degli spazi per stare con il/i ragazzo/i… penso che nella maggior parte delle scuole non arriveranno a breve spazi del genere (anche se non credo sia impossibile o estremamente oneroso prevederli… piuttosto richiederebbe un investimento importante in termini di “atteggiamento”). Trovo auspicabile allenarsi a praticare un buon ascolto attivo anche nei contesti dove non si hanno a disposizione le migliori condizioni… riuscire a sviluppare l’abilità di ascoltare (e far percepire allo studente che lo stiamo ascoltando in modo attivo) anche solo in un minuto e magari in classe quando ci sono anche gli altri compagni, è un’abilità imprescindibile… forse potremmo paragonarla ad un’abilità da “reparto speciale”, ma a volte le scuole possono sembrare scenari difficili, dove mettere in campo strumenti rapidi ed efficaci.

    Se ti va, leggi gli altri articoli sull’ascolto attivo: li trovi cliccando in alto a destra nel sito su “Ricerca nel sito”.

  3. Rosa 9 Dicembre 2012 at 10:17 - Reply

    Parole santissime…nella mia esperienza quotidiana, vedo che anche gli adulti spesso non sano distinguere tra bisogno e mezzo….Il nostro di insegnanti quindi spesso è doppio, guidare a comprendere i propri REALI bisogni sia i bambini che gli adulti…anche se non sempre gli adulti approvano. Questo è cmq un aspetto bellissimo che sento nel mio ruolo di insegnante. A prescindere dai risultati.
    Alla prossima.
    Rosa

  4. emilia 10 Dicembre 2012 at 23:42 - Reply

    Concordo con Rosa che è un aspetto bellissimo!Basare il proprio lavoro tenendo conto dei bisogni emotivi dei bambini è straordinario!Cerco…ci provo… spero di riuscirci…!Grazie Alberto per questo articolo bellissimo!

  5. Francesca Puglisi 5 Novembre 2013 at 1:36 - Reply

    Ciao, sono docente alla scuola primaria ed ho una laurea in filosofia. Arrivo in eccessivo ritardo per un commento, ma solo adesso ho letto ed ascoltato materiale, che ritengo abbia fondamentale importanza per la costruzione del carattere e non ultimo per la relazione con l’altro. Proprio questa mattina parlavo di tale argomento con la mia preside, la quale considerava dietro mia iniziativa di dare agli alunni un’ulteriore opportunità formativa.
    Per quanto mi riguarda pratico da tempo il dialogo filosofico da cui traggo spunto per trattare argomenti che tornano utili nella formazione della persona.
    Sarei interessata ad un confronto diretto per costruire un percorso.
    Grazie per avere avuto l’opportunità di esprimere la mia opinione.

  6. Alberto De Panfilis 5 Novembre 2013 at 12:14 - Reply

    Gentile Francesca, per un confronto diretto puoi contattarmi via mail (andando nella sezione CONTATTAMI sul menu a sinistra nel sito).
    A presto! 🙂