Come possiamo ottenere risultati migliori in classe?

Prima di rispondere a questa domanda, suggerendo una semplice strategia da poter spendere tutti i giorni in classe, vorrei fare una piccola premessa…

Ogni volta che pronunciamo una frase, scegliendo (più o meno consapevolmente) le parole che la compongono, creiamo nella nostra mente delle rappresentazioni interne… In sostanza nella nostra testa prendono forma e colore dei pensieri, accordati alla linguistica che utilizziamo.

La stessa identica cosa accade nella mente dei nostri alunni, e non solo quando loro stessi utilizzano certi termini piuttosto che altri, ma anche quando parliamo noi insegnanti.

Faccio subito un esempio e ti chiedo… se al termine dell’ora dicessi:

“Ragazzi, prendete i diari e scrivete i compiti da svolgere per la prossima volta”

…susciterei la stessa reazione rispetto al dire:

“Ragazzi, prendete i vostri diari per segnare un esperimento che voglio farvi fare a casa… sono curioso di sapere che ne pensate!”

Allora, stessa reazione? Non credo… eppure il concetto è più o meno lo stesso; o meglio: quello che ho chiesto di fare alla classe coincide nei due casi. Ho soltanto scelto una linguistica differente, stando attento a “dipingere nell’immaginario dei miei studenti un quadro il più invitante possibile”.

Non importa se in realtà non si tratta di veri e propri “esperimenti” (quelli che vogliamo proporre per casa ai ragazzi), ma se riusciamo ad esprimere sinceramente un atteggiamento curioso e disponibile, ecco che le sensazioni che trasmetteremo saranno dalla nostra parte.

In fondo pensiamoci: fra queste due proposte, quale sceglieremmo?

“Dài, alzati e andiamo a fare la spesa!”

“Che ne dici se andassimo insieme a fare la spesa? Da solo mi piace meno: faccio più fatica e non posso chiacchierare con nessuno… quando andiamo insieme invece il tempo vola!”

Qualcuno potrebbe pensare che se ogni volta, prima di aprir bocca, dovessimo davvero riflettere su quello che l’altro può pensare o provare, i nostri dialoghi (e quindi i rapporti) potrebbero mancare di spontaneità.

Be’, se mancare di spontaneità vuol dire mettersi nei panni dell’altro ed assumersi la respons-abilità della propria comunicazione, allora sì, meglio perdere quella spontaneità.

Prima abbiamo visto che trasformare i compiti per casa in esperimenti potrebbe “alleggerire” i nostri studenti e suscitare in loro sensazioni differenti (positive).

Sapreste suggerirmi almeno un paio di altre trasformazioni a testa, da poter utilizzare in classe? (pensate a singole parole o a frasi intere)

Published On: 11 Gennaio 2013Categories: BlogTags: 14 Comments on Cambiare qualche parola in classe

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  1. Maresa 12 Gennaio 2013 at 10:02 - Reply

    Bambini questi sono i compiti delle vacanze mi raccomando fateli bene!

    Bambini, che ne direste di mettere in scatola le vostre vacanze? Cercate di raccogliere più indizi possibili di tutti i luoghi e le esoerienze che vedrete e farete durante le vacanze e metteteli nella scatola da voi decorata come meglio credete

  2. miriam paternoster 12 Gennaio 2013 at 11:15 - Reply

    ora vi faccio conoscere un gruppo di ragazzi un po’ coraggiosi, un po’ matti che si sono messi contro tutti e hanno creduto nei loro sogni… li deridevano chiamavandoli “Impressionisti”… Vediamo un po’ come hanno vinto la loro sfida contro il mondo… Quando si parla di uomini e donne straordinari è facile…

  3. Alle 12 Gennaio 2013 at 17:19 - Reply

    NON DICO QUASI MAI CHE STO PER DARE LORO UNA “REGOLA” DA IMPARARE A MEMORIA…IN GENERE PRESENTO UN PROBLEMA E DICO “ADESSO VI INSEGNO UN TRUCCO…”
    ALLA SCUOLA PRIMARIA, LA MEMORIA E’ AI MASSIMI LIVELLI MENTRE IL BISOGNO DI CAPIRE PERCHE’/LE DIMOSTRAZIONI, INTERESSANO MENO.
    QUINDI LE “REGOLE” SERVONO A FARE PRIMA IL COMPITO (POSSO CONTARE O IMPARARE A MEMORIA LE TABELLINE, POSSO GUARDARE OGNI VOLTA SUL VOCABOLARIO O RICORDARE CHE SE DOPO LA U C’è UNA VOCALE ALLORA USO LA Q, ECC…) CI SONO SEMPRE ALMENO DUE MOFI DI PROCEDERE…IL “TRUCCO” STA NEL MOSTRARE PRIMA QUELLO PIù COMPLICATO!

  4. insegnante sc. primaria 13 Gennaio 2013 at 0:00 - Reply

    per far fare i vocalizzi ai bambini
    mi sono inventata la palla Lalla invisibile e gonfiabile:
    faccio finta di togliere dalla tasca o dalla borsa una palla, la gonfio
    e poi dico che è una palla speciale, che si chiama così
    perchè quando rimbalza fa: Lalla, lalla, lalla…
    e sa fare anche le scale!
    Lalla, lalla, lalla…
    così mentre palleggio la palla invisibile di fatto canto dei semplici vocalizzi 🙂
    e poi distribuisco palle Lalle a tutti gli alunni
    e cantiamo-palleggiamo tutti insieme

  5. isabella 13 Gennaio 2013 at 10:21 - Reply

    Alla scuola dell’infanzia le parole vanno scelte quasi SEMPRE con molta cura, perchè i bambini sono piccoli e per interessarli ci vogliono frasi semplici ma accattivanti e un’ottima mimica facciale e corporea.
    Oltre alla scelta delle parole molto spesso si possono rendere più interessanti delle attività non particolarmente straordinarie.

    “Bambini vi faccio sentire la canzone di Natale, dobbiamo impararla per la festa”

    “Bambini, sapete che il nostro amico gnomo burlone mi ha mandato un messaggio sul quale c’è scritto che stanotte mentre dormivo mi ha nascosto nel telefono una nuova canzone? (mostro sms ad ogni bambino). E’ la canzone che gli gnomi cantano insieme nel bosco. Cosa dite? Colleghiamo il cellulare alle casse e ci mettiamo alla ricerca della canzone e poi se ci piace la cantiamo?” Ovviamente prima di trovarla ho messo pezzi di musica diversissimi, dal rock a Mozart, da Puccini a Branduardi con grande divertimento di tutti.

  6. Rosanna 13 Gennaio 2013 at 11:16 - Reply

    – Bambini, oggi vi spiego l’utilizzo dell’accento…(esercizi alla lavagna e sul libro)
    – Bambini, ora scrivo alcune parole sulla lavagna…(scrivo alcune parole accentate e nello scrivere l’accento sistemo sulla mia testa un variopinto cappello che già in precedenza avevo lasciato in bella vista sulla cattedra suscitando curiosità!Si accende la discussione ed è un via vai di cappello sulla mia testa a seconda delle parole accentate o meno. L’interessante è notare come i bambini aprano una discussione fra di loro che opportunamente guidata porta all’obiettivo. In seguito il cappello vola sulla testa di ogni alunno e non c’è disattenzione da parte di nessuno!)

  7. Francesca 13 Gennaio 2013 at 11:31 - Reply

    Bambini …vi svelo un trucchetto, una regolina magica o una filastrocca che vi aiuta a ricordare(e di queste “magie” noi insegnanti ne conosciamo davvero tante!

  8. Paola 13 Gennaio 2013 at 17:18 - Reply

    “Bambini, i pensieri neri si lasciano fuori della scuola”
    Ho portato un vecchio cappello di paglia e ho raccontato loro che quello è un cappello magico che allontana i pensieri neri: quando ne viene uno, lo lasceremo lì dentro, così non ci darà più fastidio e noi potremo fare tante cose belle!
    Questa attività è stata proposta il primo giorno di scuola; funziona ancora adesso: quando capita qualche discussione tra i bambini, loro mi chiedono di portare il “cappello magico”, così si risolvono i problemi! 😉

  9. ROSA SCURRIA 13 Gennaio 2013 at 17:32 - Reply

    per presentare i mesi dell’anno
    mi invento un personaggio ,lavorando alla scuola dell’infanzia ,con creativita’ e fantasia ,suscito interesse ,il mese di gennaio e’ arrivato ,perche’ la maestra rosj era all’aereoporto c’era una nebbia non si vedeva nulla in mezzo alla pista ,piccolo ,piccolo , un pupazzo di neve (di cioccolata bianca ) era ……………GENNARINO
    l’attenzione di 40 bimbi TOTALE

  10. cinzia 13 Gennaio 2013 at 18:26 - Reply

    Provate con ragazzi delle medie…

  11. mpaola 13 Gennaio 2013 at 19:39 - Reply

    Alla fine di un’interrogazione (scuola superiore)
    Normalmente avrei dato un giudizio sintetico sulla prova. INVECE dico…
    Cosa abbiamo imparato da questa esperienza? 1° (rivolta a un’alunna che non voleva sostenere l’interrogazione)che non si lascia il campo prima di iniziare la partita, 2° che abbiamo più risorse di quelle che la paura ci fa credere all’inizio della prova; 3° (rivolto a un altro studente spesso assente) che “partecipare” ci permette di ottenere risultati migliori.

  12. giusymelucci 13 Gennaio 2013 at 23:07 - Reply

    I ragazzi della scuola media hanno un approccio con le materie e gli insegnanti diverso dai bambini della scuola dell’infanzia e della primaria, ho lavorato in tutti e tre gli ordini; posso assicurare che più i bambini sono piccoli, più è facile e bello stupirli con questo tipo di strategie. Il problema della scuola media è proprio questa età “di mezzo”. Accetto consigli, se qualcuno può darmene, amo mettermi in discussione. Purtroppo insegno lettere…ho un estremo bisogno di “metainsegnare”………………

  13. carla 14 Gennaio 2013 at 18:41 - Reply

    Ho avuto BRAVI insegnanti e DA GRANDE continuo a desiderare di assomigliare il più possibile a loro che MAI mi hanno fatto sentire passiva ma sempre parte fondamentale di un tutto. Cerco ogni giorno di renderli quotidianamente protagonisti, creare intorno a ogni consegna il fascino della scoperta, della ricerca, della cooperazione.

  14. isabella 19 Gennaio 2013 at 17:22 - Reply

    @giusymelucci:
    cara Giusy, insegno alla scuola dell’infanzia dopo averne trascorsi 7 alla primaria e uno alle medie. Sono perfettamente d’accordo che finchè i bambini sono piccoli, interessarli e stregarli possa essere potenzialmente più semplice. E’ anche vero pero’ che alla materna e alla primaria forse gli insegnanti sono più predisposti e consapevoli della loro funzione di “affascinatore” e si sforzano forse maggiormente di proporre i contenuti in maniera adeguata all’età. Di contro, ho visto spesso insegnanti delle medie entrare in classe, fare una lezione frontale, far scrivere i compiti e uscire. E’ indubbiamente un’età dura quella tra gli 11 e i 14 anni, ma perchè non provare a trovare parole diverse per cercare di comunicare entusiasmo agli alunni? Tu dici che i ragazzi delle medie hanno un approccio diverso con le materie e gli insegnanti rispetto a quelli della primaria…ma pensiamoci bene…sono loro che compiuti gli 11 anni vedono le cose in un modo diverso? o forse l’impostazione e il modo di fare scuola alle medie li porta ad avere certi atteggiamenti? E’ ovvio che non potrai proporre un cappello magico o uno gnomo…ma trasformare un normale compito a casa in un esperimento? in un articolo di giornale? in un lavoro di gruppo? facendo sentire i ragazzi protagonisti e non solo esecutori passivi di compiti. Io sono d’accordo con Moretti quando urlava “le parole sono importanti!” , sono importanti in tanti sensi, quindi scegliamole bene, in questo caso scegliamole per diffondere entusiasmo e voglia di fare.