Da piccolino ho fatto le elementari a tempo pieno. Avevo due maestre, una la mattina e una il pomeriggio. Si alternavano ogni settimana tra mattina e pomeriggio. Il pomeriggio, subito dopo pranzo, avevamo l’oretta di ricreazione in giardino. Che bello… che bei ricordi. A ripensarci ad oggi, non posso però fare a meno di notare la separazione che si era creata tra le ore di lezione in classe e l’ora di ricreazione in giardino.
Era come se ci fosse una linea di separazione tra il gioco e l’apprendimento.
Con le conoscenze di oggi ristrutturerei il tutto, a partire dalla definizione: la chiamerei ora di apprendimento in giardino. Neanche “apprendimento ludico”, perché tutto l’apprendimento dovrebbe essere ludico. In questo modo quell’ora non diventa la valvola di sfogo di ore e ore di apprendimento frustrante, ma un’ora in cui l’apprendimento avviene in giardino. Ovviamente le ore di lezione in classe dovrebbero essere più ludiche e altamente ESPERIENZIALI. E così al rientro dall’ora in giardino, dovremmo chiedere ai bambini “Cosa avete imparato in questa ora trascorsa in giardino?”.
Qualche bambino si fa male? Anziché dettare dogmatiche regole limitative, chiediamo ai bambini cosa possiamo imparare da ciò e lavoriamo INSIEME per creare regole che garantiscano la sicurezza di tutti in giardino.
Qualche bambino uccide una lucertola? Ecco un’altra lezione sulla vita e sul rispetto della natura, cui parteciperanno gli immaginari familiari di quella lucertola…
In questo modo insegniamo ai nostri ragazzi che non c’è differenza tra gioco e apprendimento, tra vita e apprendimento… e che la più grande SCUOLA è la REALTÀ in cui viviamo. Insegniamo loro a condividere le proprie esperienze e a viverle come lezioni…
Smettiamo di creare questa illusoria separazione tra gioco e apprendimento, tra crescita e divertimento, altrimenti continueremo ad avere giovani che pensano che il divertimento è senza ragione, è stupido, è uno “sballo” in cui rifugiarsi per evitare le proprie lezioni di vita e le proprie responsabilità.
“Ora giochi un po’ e poi vai a studiare!”. Frasi come questa uccidono la percezione dello studio come gioco e uccidono anche l’apprendimento durante il gioco.
Ogni volta che un bambino gioca dovremmo chiedergli cosa ha imparato di nuovo e ogni volta che impara e che studia qualcosa di nuovo dovremmo chiedergli quanto si è divertito nell’impararla e quanto e come potrà divertirsi conoscendo questa nuova informazione.
Ovviamente dovremmo essere noi per primi d’esempio… capaci di divertirci durante l’apprendimento e capaci di apprendere durante il divertimento.
Giochiamo ad imparare e impariamo a giocare… così saremo esempio di equilibrio nell’EVOLUZIONE dell’Individuo.
Buon Gioco e Buon Apprendimento!
Ringrazio molto Piercarlo per averci regalato questo bellissimo spunto di riflessione: la penso anch’io come lui, in merito alla separazione che spesso ci viene spontaneo marcare tra “piacere” e “dovere”… lo facciamo in tanti modi, a volte anche senza accorgercene. Il primo passo per invertire questa tendenza è sviluppare consapevolezza su questo meccanismo tanto diffuso e comune. Le righe scritte da Pier ce ne danno la possibilità! Grazie ancora… 🙂
Imparare giocando, sporcandosi, parlando insieme, osservando gli altri… Sono convinta che debba essere così (per questo mi piace ancora tantissimo andare a Scuola dopo 30 anni) ma… Come convincere le scarpe con tacco e tubino o la “metodologia della fotocopia”?: (
I nuovi ordinamenti parlano chiaro.. Qsta è la strada… Ma quanta resistenza… Bisogna solo continuare a promuovere dal basso, dall’alto e di lato… Spesso anche i genitori non capiscono qsti metodi e tarpano le ali agli insegnanti che hanno nuovi metodi. Si deve educare e chi educa deve continuare a parlarne!! Io ci provo.. Grazie Pier per avermi ricordato qsto aspetto.