Uno dei modelli più recenti, che i miei colleghi ed io abbiamo sviluppato per sostenere la crescita (personale e professionale) di chi ci chiede supporto, distingue chiaramente i seguenti livelli di “energia”:
- la Forma-Pensiero
- la Forma-Parola
- la Forma-Azione
Tutti e tre sono importanti e rivestono un ruolo determinante nei processi di apprendimento di chi vuole sviluppare nuove abilità.
Forma-Pensiero
Si sente spesso parlare del potere delle visualizzazioni mentali, processi immaginifici con i quali, secondo alcune scuole di pensiero, sarebbe possibile raggiungere miglioramenti concreti della performance e “sblocchi di situazioni problematiche” (nel primo caso potrei pensare a me stesso mentre propongo alla classe un argomento in un modo molto coinvolgente, nel secondo potrei immaginarmi impegnato in un confronto produttivo con quella persona con la quale finora non ero riuscito a dialogare in modo sereno).
In questo caso è doveroso fare un paio di precisazioni: nel caso in cui la visualizzazione mentale venga utilizzata per migliorare i risultati ottenuti e potenziare quindi una nostra capacità, è importante che questa sia in parte già presente nelle nostre modalità. Pensa che il protocollo di allenamento sportivo del CONI vieta ai suoi preparatori di suggerire esercizi di visualizzazione ai propri atleti, a meno che questi non siano già in grado di compiere (nella realtà) lo specifico gesto tecnico che andranno a visualizzare. Il rischio, in caso contrario, è che vengano registrati pattern motori disfunzionali.
Nel nostro caso, immaginarci di vivere una lezione serena e ricca di stimoli con i ragazzi non è detto che debba sottostare alle stesse logiche. Personalmente consiglierei di sperimentare e valutare se alcuni esercizi di visualizzazione possano aiutarmi ad approcciare con più efficacia il momento in cui mi troverò realmente davanti ai ragazzi.
Nel caso in cui ci affidassimo ad esercizi di visualizzazione per sbloccare alcune difficoltà, è importante stare attenti al fenomeno che Richard Wiseman descrive nel suo libro 59 secondi – Pensa poco, cambia molto. Pare che, se mi immagino fare cose che non sono mai riuscito a portare a termine, possa esserci una parte di me consapevole del fatto che “mi sto prendendo in giro”: quello che ho (soltanto) immaginato non l’ho fatto davvero (sembra quindi non reggere l’affermazione molto popolare nel mondo della crescita personale che sostiene “Il nostro cervello non distingue una esperienza realmente vissuta da una vividamente immaginata”). Potrebbe in questo caso aumentare la mia autostima, ma rimanere invariato il mio livello di autoefficacia. La differenza fra queste due “autovalutazioni” può far crescere la mia ansia da prestazione e le difficoltà vissute nel momento di mettermi concretamente alla prova.
Forma-Parola
Quante volte ci è capitato di confrontarci con chi ci aveva promesso (a parole) di fare qualcosa, ma che si è poi rivelato poco corente con l’impegno preso?
Ci succede a volte di affidarci molto alle dichiarazioni che gli altri (o noi stessi) avanziamo, senza prendere in considerazione quello che, contemporaneamente, la persona fa con il proprio corpo, in modo inconsapevole.
Come esperto di Comunicazione Non Verbale (CNV) sono abituato a tenere in grande considerazione non soltanto quello che la persona afferma (a parole), ma anche quello che il suo corpo mi comunica. In effetti possiamo trovarci di fronte a segnali di incongruenza tra il verbale e il non verbale, che potrebbero (o forse dovrebbero) farci porre qualche domanda in più.
Se vuoi maggiori informazioni sulla CNV, clicca qui.
Per stimolare un cambiamento non basta quindi dirlo (anche se prendercene un impegno pubblico potrebbe essere utile); è importante passare al livello successivo…
Forma-Azione
È attraverso il fare, l’azione, che riusciamo a far nostra una nuova abilità. Fare esperienza ci consente di crescere e far espandere la nostra zona di comfort.
Guardando all’apprendimento come una scala, l’immagine in alto rappresenta bene i vari step da compiere. Ritengo che i passaggi del disegno descrivano bene quello che accade quando ci troviamo di fronte ad un “compito” da portare a termine, piuttosto che un’abilità da acquisire.
In quest’ultimo caso avrei usato una sequenza di valore crescente come questa: ci provo -> lo farò -> l’ho fatto -> lo faccio. Questo perché credo molto nel valore della continuità, dell’allenamento (anche in senso lato), che ci consentono di passare dal terzo al quarto livello dell’apprendimento (clicca qui per scoprire quali sono i 4 livelli dell’apprendimento).
Uno stimolo senz’altro utile che ci dà l’immagine in alto è rappresentato dalla domanda presente alla base del disegno: questa ci porta a prendere consapevolezza del punto in cui ci troviamo.
Ti suggerisco di condividere questa immagine con i ragazzi e stimolarli ogni tanto a chiedersi a che punto sono arrivati…
(Questa proposta arriva dal nostro gruppo facebook di Sperimentatori MetaDidattica)
Interessante! Buona l’ idea di condividere l’immagine con gli alunni. La metterò sullo sfondo della lim.