In questo articolo ti propongo uno spunto interessante che ho rispolverato in questi giorni rileggendo l’ottimo libro di Alessandro Bartoletti Lo studente strategico.
Si tratta di una visione schematica (ma non riduttiva) delle diverse modalità con le quali uno studente può bloccarsi nelle sue performance scolastiche.
Per intenderci, tra gli obiettivi del percorso di formazione in Coaching Scolastico, c’è lo sviluppo di competenze in grado di farci riconoscere le “strategie di blocco” descritte di seguito, nonché l’acquisizione di strategie d’intervento efficaci.
L’autore del libro, psicologo e psicoterapeuta specializzato in Neurobiologia presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, nonché ricercatore associato e docente del Centro di Terapia Strategica di Arezzo (diretto dal prof. Giorgio Nardone), individua nel suo testo 5 tipologie di studente bloccato:
- lo studente “incatenato”;
- lo studente perfezionista;
- lo studente terrorizzato;
- lo studente (presunto) incapace;
- lo studente chimera.
I comportamenti tipici dello studente “incatenato” si manifestano soprattutto durante lo studio individuale a casa: lo studente vorrebbe studiare, ma appena ci prova si blocca.
Alla base di questa modalità c’è un forte senso di obbligo che produce però un effetto paradossale: più ci si sente obbligati più vengono meno il desiderio e la voglia di studiare. La tentata soluzione (paradossale) dello studente consiste nelle ingiunzioni che si rivolge: “Devo aver voglia di studiare!”, o “Devo concentrarmi!”.
ATTENZIONE! Agli occhi di familiari, insegnanti e amici, il ragazzo può sembrare “semplicemente” svogliato, disinteressato, poco capace.
Lo studente diventa invece perfezionista dal momento in cui l’impegno diventa pedanteria, la normale (e doverosa) applicazione diviene controllo asfissiante e il piacere si tramuta in paura di sbagliare.
In questo caso lo studente cerca in tutti i modi di mantenere il controllo su tutto quello che fa/studia, producendo anche in questo caso il seguente effetto paradossale: più si impegna ad avere tutto sotto controllo, più finisce per perderlo.
Oltre a questi comportamenti di attenzione maniacale verso i compiti svolti a casa (per esempio), manifestazioni tipiche di un approccio di questo tipo sono l’insofferenza verso le attività ludico-sportive (che sottraggono tempo allo studio), inspiegabili crisi di nervosismo, somatizzazioni a livello fisico e comportamenti rituali e compulsivi che occorrono a “far andare bene le cose”.
Lo studente terrorizzato subisce il blocco tipico degli alti livelli di ansia e agitazione legati allo studio.
Le reazioni abituali sono quelle di paralisi o di fuga.
Solitamente le prove sono precedute da somatizzazioni (mal di pancia, mal di testa, ecc.) e/o accompagnate da una forte dissociazione mentale (il classico vuoto durante l’esame/interrogazione).
Lo studente (presunto) incapace assume questo ruolo dopo diversi tentativi fallimentari e comincia ad assumere con se stesso il ruolo del diverso, del diversamente capace.
Spesso questa prospettiva può essere accompagnata da sensi di colpa nei confronti dei genitori o degli insegnanti.
Solitamente l’iter di sensazioni è il seguente: illusione, delusione, rabbia (nei confronti di se stessi o di altri: insegnanti, compagni, genitori, scuola, ecc).
Il perpetuarsi di questa situazione può portare all’abbandono per manifesta incapacità.
ATTENZIONE al fenomeno della profezia che si autoavvera.
Il copione dello studente-chimera invece è rappresentato dalla commistione dei precedenti copioni che finiscono per influenzarsi a vicenda.
Uno degli effetti più preoccupanti è la confusione che questo intersecarsi di modalità crea in primis allo studente.
Che ne pensi? Hai riscontrato alcune di queste modalità nei tuoi studenti quest’anno? Ti piacerebbe acquisire strumenti per aiutarli, evitando al contempo di commettere errori che potrebbero peggiorare la situazione?
Il mio suggerimento è quello di sfruttare quest’estate per iniziare (con piacere) a (in)formarti. Qui sotto trovi degli spunti utili… 😉
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