Qualche giorno fa ho avuto il privilegio di partecipare ad un’interessante esperienza formativa, tenuta dall’Esercito Italiano. Noi dello staff FYM, insieme ad alcuni partner e collaboratori (tra cui anche due delle quattro Insegnanti che hai conosciuto in questo video), abbiamo fatto gli Studenti: per due giorni siamo stati guidati da due “Docenti con le stellette” sensibili, professionali e competenti. Il tema era il team building, vissuto attraverso la formazione esperienziale in modalità outdoor.

  

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Le attività nelle quali siamo stati coinvolti consistevano in sostanza in giochi di gruppo con le seguenti caratteristiche: un obiettivo comune, vincoli (di tempo, spazio, interazione, ecc.) ed alcune risorse a disposizione.

Oltre al divertimento (davvero piacevole), alla fatica (alcuni giochi ci hanno messo alla prova anche dal punto di vista fisico) e alle tante emozioni vissute, ho portato a casa alcuni insegnamenti davvero preziosi: voglio condividere quello che per me è stato il più significativo.

Dobbiamo stare attenti a non innamorarci troppo delle nostre idee!

È proprio quello che mi è capitato durante una delle prove con le quali ci siamo cimentati: nei primi minuti ciascuno proponeva la sua idea. Durante questa fase i problemi più grandi li abbiamo avuti quando ciascuno (me compreso!) finiva per essere più focalizzato sul “vendere” al gruppo la propria soluzione, che non sull’ascoltare le idee degli altri.

Questo atteggiamento ha creato molte inefficienze: in alcuni giochi non siamo riusciti a giungere ad un accordo (affrontando la fase operativa senza una strategia comune), ci siamo scontrati e “trattati male”, non abbiamo valorizzato le abilità di tutti.

Questa situazione mi ha fatto immediatamente pensare a due circostanze che viviamo spesso a Scuola: i lavori di gruppo proposti ai Ragazzi e le riunioni con i Colleghi.

L’osservazione attenta dei due tenenti colonnello ha fatto emergere una serie di errori, ciascuna con un prezioso suggerimento operativo:

  • parlare l’uno sull’altra (è molto utile nominare preliminarmente, e magari a turno, un moderatore);
  • disporsi in modo lineare (in fase di pianificazione e confronto è preferibile una disposizione circolare dei partecipanti);
  • dedicare troppo tempo alla fase organizzativa (è necessario nominare un “responsabile del tempo”, che potrà aiutarsi con sveglie o timer);
  • dedicare troppo poco tempo alla fase organizzativa;
  • non comprendere tutte le “regole del gioco” (durante l’assegnazione dell’attività è opportuno fare attenzione e fare domande, anche a costo di risultare insistenti, in modo che tutti abbiano chiare le indicazioni);
  • non sfruttare tutte le risorse a disposizione (può essere utile assegnare a qualcuno il compito di monitorare vincoli e risorse);
  • perdere di vista il processo e smarrirsi nel contenuto (una persona destinata ad osservare le dinamiche dall’esterno può divenire una risorsa essenziale).

Non è semplice mettere in pratica questi suggerimenti, ma fa la differenza. Con qualche difficoltà il nostro gruppo ha fatto molti passi avanti, qualcuno indietro, ma tutti con l’entusiasmo e la consapevolezza che ci stavamo dedicando a qualcosa che si può apprendere.

Non mi resta che augurarti una buona sperimentazione!

P.S.: ti piacerebbe vivere un’esperienza simile con i tuoi Colleghi, o farla vivere ai tuoi Studenti? Scrivimi un’email all’indirizzo info@metadidattica.com: valuteremo insieme come renderla attuabile nella tua Scuola.

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  1. Paola Marchese 9 Ottobre 2016 at 15:33 - Reply

    Grazie Alberto, l’esperienza che hai fatto si rifà senz’altro all’apprendimento cooperativo; ci sono infatti alcuni degli elementi fondamentali che lo caratterizzano, tra i quali il più importante è l’acquisizione delle abilità sociali. Queste vanno apprese, attraverso un propedeutico lavoro metacognitivo, prima di iniziare l’atttività di gruppo, altrimenti quest’ultima rischia di fallire (come è successo, in parte, con la classe nella quale l’ho sperimentato l’anno scorso).

  2. Alberto De Panfilis 10 Ottobre 2016 at 15:32 - Reply

    Cara Paola,

    grazie per il tuo contributo! Uno degli aspetti più interessanti che ho sperimentato durante i due giorni di formazione è stato relativo alla possibilità di sperimentare prima e lavorare sulla dimensione metacognitiva dopo… prima l’esperienza e poi la consapevolizzazione.

    Un bel regalo della formazione ESPERIENZIALE!!

    Grazie ancora e a presto,
    Alberto DP

  3. Margherita 11 Ottobre 2016 at 7:56 - Reply

    Ciao Alberto, condivido pienamente le tue riflessioni sulle due giornate, anche per me sono state molto formative per tutti i motivi che hai elencato, aggiungo che per me ė stato particolarmente bello ri_scoprire la dimensione del gioco nel senso più alto del Ludus quale potente veicolo degli apprendimenti. Da adulti dimentichiamo che la vita a volte va presa proprio così. Ciao e grazie