Il voto rappresenta un passaggio fondamentale nell’esperienza scolastica di qualsiasi Studente: ma, da professionisti dell’educazione, abbiamo il dovere di mettere a fuoco gli aspetti negativi che potrebbero celarsi dietro a questo nostro strumento valutativo.

Di seguito ti propongo una serie di criticità che ho riscontrato negli ultimi anni circa l’uso didattico del voto: alcune vengono spesso dibattute e tenute in considerazione durante consigli di classe e riunioni a Scuola; altre invece rischiano di essere sottovalutate o, addirittura, ignorate.

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Andiamo dritti al sodo, su un tema che approfondiremo in aula durante il corso di Valutazione Strategica… elenchiamo di seguito le situazioni in cui il voto rappresenta un grosso rischio.

  • Quando il voto rimane fine a sé stesso e non viene accompagnato da alcune indicazione specifica.
    Nella scuola del 2017 dovrebbe essere ormai scongiurato questo pericolo, ma purtroppo non possiamo abbassare la guardia: alcuni aspetti del nostro mestiere potrebbero “indurci in tentazione” e commettere proprio questo errore. La fretta, ad esempio, gioca spesso brutti scherzi. Altre volte, invece, potremmo dare per scontato che i nostri Studenti, ormai “esperti di Scuola” oppure da noi stessi informati, dovrebbero sapere i motivi che ci hanno spinto a scegliere quella valutazione… non sempre è così!
  • Quando è utilizzato come punizione per disincentivare comportamenti scorretti.
    Ahimè ci sono ancora Insegnanti che utilizzano il voto basso (o la minaccia di tale esito) come deterrente per comportamenti sgraditi. Se quest’ultimi fanno diretto riferimento allo studio (per esempio “Se non studi ti becchi un 2 sul registro”), il problema si pone perché le minacce non sortiscono un effetto funzionale nel medio-lungo termine. Nel caso in cui il voto negativo viene utilizzato per scoraggiare azioni di altro genere (“Se non porti il quaderno ti metto 4”), agli esiti nefasti appena descritti si aggiunge un ulteriore grande svantaggio: senza volerlo contribuiremo ad allontanare l’idea di voto dalla sua funzione di riscontro, in nome di una presunta funzione educativo-emotiva.
  • Quando è l’esito di una forte carica emotiva dell’Insegnante.
    In questo caso c’è poco da dire: se il voto è frutto di uno “sfogo” emotivo, oppure di una reazione dell’Insegnante, i risultati che potrà sortire saranno senz’altro poco funzionali. Per prima cosa ci allontaneremo dalla funzione del voto come misuratore di performance scolastica; in secondo luogo perderemo leadership naturale agli occhi dei nostri Studenti; infine, saremo probabilmente scontenti del nostro operato (e scusa se poco!).
  • Quando diventa l’unico scopo degli sforzi dello Studente.
    Se il voto inizia a catalizzare gran parte dell’impegno e delle attenzioni dello Studente, siamo di fronte ad un campanello d’allarme da non sottovalutare. In questo caso è possibile che le figure di riferimento del Ragazzo (tra cui ci siamo anche noi!!) potrebbero aver posto molto l’accento sull’esito delle verifiche. In questo caso un buon antidoto a questa pericolosa deriva è dare più attenzioni al processo, alleggerendo di carica emotiva il voto finale.
  • Quando diventa lo scopo principale di tutti coloro che sono coinvolti insieme allo Studente.
    Facendo riferimento al punto precedente, dobbiamo prestare molta attenzione all’approccio che compagni di Classe, Genitori, altri Colleghi e Dirigente hanno nei confronti delle votazioni: nel caso in cui dovessimo riscontrare troppa “tensione” verso i voti, sarà opportuno procedere con apposite strategie di desensibilizzazione (attenzione però a non chiedere ad un assetato di non pensare all’acqua!!).
  • Quando è molto temuto dallo Studente.
    In questo caso rischiamo di andare incontro ad un vero e proprio blocco della performance dello Studente: può essere davvero utile (e spesso risolutivo) dotarsi di strumenti affidabili di Coaching Scolastico. Continuare a gettare benzina sul fuoco potrà condurci verso un incendio sempre più difficile da domare.
  • Quando è bramato dallo Studente.
    Il voto dovrebbe essere “soltanto” un prezioso strumento; se lo Studente lo vive invece con una forte carica emotiva, potrebbe diventare fine e non mezzo del suo impegno. In questi casi, nonostante un apparente buon rendimento scolastico, potrebbero accumularsi nel tempo difficoltà relative all’autostima e all’autoefficacia del Ragazzo. Attenzione!
  • Quando non è frutto di un accordo.
    In teoria il voto non dovrebbe mai arrivare come una doccia fredda. Dovrebbe infatti essere sempre il frutto di un accordo tra il Ragazzo ed i nostri criteri di valutazione. Senza questo accordo preliminare, il rischio più grande è quello del senso di ingiustizia e di scarsa fiducia nella valutazione (o, peggio ancora, nell’Insegnante stesso).
  • Quando non è (percepito) oggettivo.
    In questo caso è importante lavorare bene sui criteri di valutazione; non basta però predisporli e comunicarli ai Ragazzi, ma è necessario essere persuasivi nei loro confronti. Molto spesso ci limitiamo a dire “Io però ve l’avevo detto…”: non basta!
  • Quando, in nome dell’oggettività, si perde di vista la persona.
    La persona è sempre più importante di un criterio oggettivo di valutazione. Potrà essere un’affermazione forte, ma credo fermamente in quanto ho appena scritto. Per questo motivo mi permetto di sollevare il problema della “valutazione oggettiva”: è ovviamente utile, anche per tutti i motivi sopra elencati, rendere espliciti i criteri che consentiranno al Docente di valutare l’Allievo, ma è altrettanto importante non rendere tali criteri prioritari rispetto alla relazione.
  • Quando tiene conto soltanto del rendimento didattico e non delle competenze trasversali.
    Occupandomi per lavoro di formazione aziendale, tra le qualità che maggiormente vengono richieste ai Collaboratori sono le cosiddette soft skills. Una delle realtà più evidenti, in qualsiasi Organizzazione, è la seguente: “È molto più facile formare una persona educata, che tentare di educarne una molto formata”. Le competenze tecniche (che nel mondo scolastico sono paragonabili a quelle disciplinari) sono ovviamente imprescindibili per una buona preparazione, ma quello che la stragrande maggioranza delle volte fa la differenza sono le competenze trasversali (tra cui anche l’abilità di acquisire in fretta nuove conoscenze/competenze tecniche). La Scuola ha la responsabilità di orientare i Ragazzi in tal senso: consentire loro di sviluppare maggiore consapevolezza circa il proprio livello di abilità e comprendere come poter far leva sui propri punti di forza per migliorare le proprie aree di miglioramento.

E tu cosa ne pensi?

Ti vengono in mente altre criticità?

Tra quelle elencate sopra, quale rappresenta per te l’area di miglioramento più significativa?

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  1. Giuliano Brunelli 3 Aprile 2017 at 10:57 - Reply

    E tu cosa ne pensi?
    Caro Alberto penso proprio che hai colto in pieno quanto lo strumento valutativo sia spesso sottovalutato o mal gestito. Io credo che ci sia anche molta ignoranza in merito ai sistemi valutativi adottabili, o quantomeno a COME poterli utilizzare. Però penso anche che oggi la società manda in aula ragazzi che (spesso spalleggiati da genitori poco sensibili verso le difficoltà della docenza) sono di difficile gestione. Dove basta dire al genitore “ho preso 6” e il genitore resta tranquillo (poi magari scopre alla fine che si è abbassato il voto in condotta). Quindi se un docente utilizza in maniera impropria il sistema valutativo (per un suo modo di essere o perché ignorante in materia) e se questo non si sente tutelato dal proprio dirigente scolastico dinanzi a votazioni insufficienti che potrebbero scatenare le ire di genitori altrettanto ignoranti … il risultato (pericolosissimo) è l’uso, ripeto, improprio dello strumento.

    Ti vengono in mente altre criticità?
    Credo che sia anche critica la situazione dove al posto di dire “Se non studi ti becchi un 2 sul registro”, conviene dire “gli metto 6 (per non mettere 4)così è contento e non si lamenta.
    Nella mia breve esperienza didattica non contestualizzata al mio ambito professionale, ho notato che manca quello che noi chiamiamo il CONTRATTO DI FORMAZIONE. All’interno di questo documento, che condividiamo con i discenti, è espresso in maniera inequivocabile il sistema valutativo che sarà adottato.
    Io credo che questo scritto porterebbe un duplice vantaggio. In primis obbliga il docente a ragionare sulle sue future modalità valutative dovendosi impegnare davanti ai ragazzi, poi porterebbe i discenti a prendersi le proprie responsabilità apprezzando anche la trasparenza del proprio docente.

    Tra quelle elencate sopra, quale rappresenta per te l’area di miglioramento più significativa?
    Non mi sento di mettere in ordine di priorità le aree presentate. Secondo me ognuna di loro meriterebbe un approfondimento con i corpi docenti.

    Come sempre … grazie della possibilità data per manifestare il mio punto di vista su un argomento a me caro.

  2. Alberto DP 3 Aprile 2017 at 14:32 - Reply

    Ciao Giuliano,

    grazie mille per il tuo contributo: come al solito preziosissimo!

    A presto e buon lavoro,
    Alberto

  3. danielamerlino 22 Aprile 2017 at 20:17 - Reply

    credo che soprattutto alla scuola primaria il voto sia deleterio per i bambini poichè è visto da loro con gli occhi dei loro genitori che si aspettano tanto in proiezione dei propri ideali, sarebbe meglio riservarli ad un “pubblico” più adulto, ma visto che è presente non possiamo esimerci dall’esprimerlo e motivarlo, condividerlo e parlarne insieme senza vederlo in un’ ottica restrittiva “il solo fine a cui aspirare”…sono daccordo nel considerarlo un’arma letale per l’autostima e nel mediare in considerazione di ciò che si è nella loro completezza.