Negli ultimi giorni mi è capitato spesso di vedere in rete il video virale dell’Insegnante Chris Ulmer: questo giovane Docente americano di 26 anni, ha portato avanti una modalità didattico-educativa davvero particolare: ogni mattina, all’inizio delle sue lezioni (rivolte ad una classe di bambini con bisogni speciali) investe dieci minuti a rivolgere complimenti e “messaggi potenzianti” ai suoi Studenti.
I risultati sono considerevoli, afferma: dopo qualche tempo di questa pratica costante, i bambini hanno cominciato a rivolgersi spontaneamente complimenti e manifestazioni d’affetto.
“L’odio è qualcosa che viene insegnato; l’amore invece è naturale.” afferma Ulmer.
Questo intervento massiccio e costante sui propri Studenti ha stimolato in me una riflessione circa l’autostima e la spontaneità.
Per quanto riguarda il primo aspetto, c’è da specificare una differenza importante tra l’autostima e l’autoefficacia: la prima ha a che fare con chi mi sento, la seconda con cosa mi sento in grado di fare.
Nel corso di formazione Sviluppare Leadership e Carisma come Insegnante, far crescere Autostima ed Autoefficacia negli Studenti fornisco strumenti pratici per far crescere all’unisono i due aspetti legati alla considerazione di sé: se così non dovesse avvenire si potrebbe incorrere nei rischi descritti da Richard Wiseman nel suo libro 59 secondi.
Come fare allora a lavorare bene con il cosiddetto rinforzo positivo? È importante una “dieta di feedback bilanciata”: utilizzando l’analogia del cibo, dobbiamo stare attenti a non far crescere i nostri Studenti (o figli, o collaboratori, ecc.) consumando soltanto dolci e caramelle.
Qui sotto trovi un’immagine che riassume le quattro tipologie di feedback: puoi approfondirne la conoscenza leggendo questo articolo.
Un’altra riflessione che la visione del video ha stimolato in me riguarda la spontaneità dell’intervento proposto dall’Insegnante della Florida.
Di certo la routine scelta dal Docente non è spontanea: ma quanto conta la spontaneità in una fase apprenditiva?
La mia opinione in merito è la seguente: in fase di apprendimento non siamo spontanei. Un bambino che sta imparando a muovere i suoi primi passi è tutt’altro che spontaneo: avrà un’andatura impacciata e goffa. Eppure la mamma non andrà a penalizzare quella sua scarsa fluidità, anzi: probabilmente incoraggerà la pratica di quel nuovo comportamento affinché questo possa diventare col tempo spontaneo.
Se decido di imparare a relazionarmi in modo diverso con le persone (magari a colloquio con i Genitori dei miei Studenti, oppure con le Colleghe, o con i miei Studenti), transiterò necessariamente per un periodo di scarsa spontaneità in cui comincio a fare qualcosa in un modo diverso rispetto a come l’ho sempre fatto.
Con la pratica svilupperò quell’abilità: verrò quindi percepito (e mi percepirò) spontaneo. Si tratta di un allargamento della cosiddetta zona di comfort: guarda il video per constatarne le implicazioni…
Tu che ne pensi?
!)La spontaneità è favorevole all’instaurarsi di buoni rapporti interpersonali, sia con gli adulti, sia con gli allievi. Essa aiuta a liberarsi della “corazza” di cui è comodo rivestirsi, ma deleterio. I rapporti sono più umani e meno di “status”. Attenzione, però: dietro la spontaneità c’è un autocontrollo molto profondo che consente di evitare errori, gaffe o brutte figure in genere,. Ovvio che occorre esperienza, ma il conoscere questi meccanismi è, già di per se, una buona partenza.
2) Quando non si è spontanei gli allievi, in special modo quelli diversamente abili, dotati di una sensibilità molto raffinata, se ne accorgono. Questo rappresenta un freno all’instaurarsi della fiducia reciproca, carburante che alimenta giorno per giorno i buoni rapporti con gli altri. Qui c’entra anche quella che viene definita la comunicazione persuasiva, (io la chiamo comunicazione efficace): i messaggi inviati con i diversi media della comunicazione in presenza non devono essere contrastanti tra loro, non devono avere ambiguità. Ora il discorso sarebbe molto lungo, mi fermo.
Un saluta particolare ad Alberto.
Carlo S.
Un salutO ad Alberto. Errore di battitura
Caro Carlo, ricambio di cuore il tuo saluto.
Per quanto riguarda la tua riflessione circa la spontaneità, sono d’accordo con te che il “lasciarsi andare” a comportamenti fluidi aiuti le relazioni.
Per quanto riguarda la mia riflessione, intendo dire che dovremmo concederci di poter essere poco spontanei in fase di apprendimento; questo tra l’altro non esclude la possibilità di comunicare ai nostri interlocutori (Studenti, Colleghi, Genitori, ecc.) la nostra difficoltà. Ad esempio potrei condividere con la mia classe le mie difficoltà ad essere completamente sciolto nel mettere in pratica un nuovo modo di fare lezione… non c’è nulla di male!
Noto invece che molti rinunciano al “nuovo modo” a causa del “disagio” provato dalla scarsa fluidità/spontaneità che si sentirebbero addosso.