I colloqui con i Genitori si avvicinano e la tensione aumenta: le criticità più grandi sono forse rappresentate dalla scarsità di tempo a disposizione per ciascun incontro, dal grande numero di casi di cui parlare e dalla scarsa collaborazione che a volte ci troviamo a dover gestire.
Voglio proporti 3 semplici mosse per migliorare l’efficacia, l’efficienza e l’eleganza dei tuoi prossimi colloqui.
Prima di procedere con il primo passaggio è doveroso dedicare la giusta accoglienza al Genitore (magari a questo aspetto dedicheremo uno o più articoli ad hoc, vista l’importanza che una buona accoglienza sortirà nei confronti di tutto il Colloquio).
Una volta fatti gli onori di casa, si potrà procedere al primo passaggio: un breve focus sui punti di forza e sulle aree di miglioramento dello Studente. Al massimo ti consiglio di elencare 3 punti per ognuno di questi aspetti, sincerandoti di essere scrupolosamente oggettivo nel descrivere i comportamenti alla base delle tue osservazioni (soprattutto per quanto riguarda le aree di miglioramento del Ragazzo, a rischio resistenza da parte del Genitore): ricorda come formulare dei buoni feedback.
Può essere utile consultare i tuoi appunti presi su ciascun ragazzo: questo ti aiuterebbe a trasmettere la sensazione di preparazione e professionalità (quel colloquio l’hai preparato da tempo, non stai improvvisando all’ultimo momento).
Legandolo alle aree di miglioramento appena messe in evidenza, il secondo passaggio consiste nel dichiarare un tuo impegno/intento nei confronti dello sviluppo del Ragazzo: “Rispetto alle aree di miglioramento appena discusse, darò supporto a Giovanni nel seguente modo…”
È consigliato utilizzare l’indicativo futuro (per trasmettere l’impegno preso con serietà) o espressioni quali “…mi prendo la responsabilità di…”, “…ho intenzione di…”, “…ho pensato di…”, “…mi impegno a…”, ecc.
Oltre a far riferimento all’aiuto concreto che intendi dare allo Studente, in alcuni casi può essere utile citare in modo ironico l’impegno emotivo che dovrai mettere in campo: “Signora, in merito al comportamento di cui le ho appena parlato, mi impegnerò a fare dei grandi respiri prima di intervenire…”. Questo passaggio è facoltativo e va valutato di volta in volta: il rischio potrebbe essere quello di generare resistenze nel Genitore. Nel caso in cui ci fosse grande apertura, invece, potrebbe aiutarci a creare in poco tempo un forte clima empatico. Facciamolo comunque seguire dal nostro impegno concreto.
Legandolo ancora una volta al precedente, il terzo passaggio consiste nel responsabilizzare il Genitore, senza però correre il rischio di farlo sentire alle strette. Per ottenere questo effetto potremmo usare una formula del genere: “Se dovesse notare qualcosa di particolare a casa, mi farebbe piacere conoscere il suo punto di vista.”.
Il SE ha lo scopo di non far sentire il Genitore “costretto” a collaborare: qualcuno potrebbe non sentirsi all’altezza, qualcun altro opporsi all’aiuto ritenendo compito nostro seguire il Ragazzo per le questioni scolastiche.
Esprimere la PREFERENZA di ricevere un parere (“mi farebbe piacere…) ci occorre per far comprendere al Genitore che, con o senza il suo supporto, noi sapremo comunque svolgere al meglio il nostro ruolo di educatori (ricorda quello che abbiamo più volte detto sulla leadership naturale).
Nel caso in cui il Genitore volesse già rispondere al nostro appello, ascolteremo con attenzione; altrimenti ci daremo appuntamento per un prossimo colloquio o confronto (anche via email o tramite altri canali di comunicazione).
Attenzione a non sottovalutare questo modo di chiudere il colloquio: ci servirà per vincere il pieno con il vuoto.
Buona sperimentazione e buoni colloqui!
Ti ringrazio per i consigli pratici. Proverò!
Grazie a te, Aurora!
Facci sapere come andrà… 😉
Alberto
Buona sera, ho letto il visto post molto interessante. Io sono una mamma e proprio ieri ho avuto il colloquio con le maestre di mio figlio.
Mi avrebbe fatto molto piacere ricevere un trattamento come quello che consigliate. Ma, purtroppo, per l’ennesima volta (mio figlio frequenta la classe quarta della scuola primaria – tempo pieno) sono stata liquidata con due parole: “non abbiamo niente da dirle va tutto bene!” Ora capisco perché mio figlio dice di essere invisibile in classe!
Grazie
Gentile Maria Grazia, la ringrazio per la sua condivisione. Mi dispiace leggere della sua brutta esperienza: a volte può capitare anche ai migliori Insegnanti di non utilizzare il miglior modo di comunicare con voi Genitori… MetaDidattica cerca di contribuire proprio a questo scopo!
Noi (da soli tre mesi posso dire “noi”) Genitori abbiamo la responsabilità di trovare buoni modi per relazionarci anche in questi frangenti, per trarre il meglio da questi scambi (o almeno provarci!).
Mi auguro che la situazione di suo figlio possa evolvere al più presto!
Grazie ancora e a presto!
Alberto
So qualcosa di colloquio genitori ce questa psicologa vuole parlare con genitori su di mamma di Laura e Cristina vuole dire la verità del ufficio Tiziana sa la verità
Grazie…
Se la collega ha ricondotto il tutto ad un “va tutto bene”, evidentemente è così. Doveva essere il genitore, se aveva perplessità, a chiedere più nello specifico. Siamo arrivati ad aggravare i docenti anche in ciò in cui non ci sarebbero aggravi. Essere invisibili in classe? un alunno dovrebbe preoccuparsi di essere fattivo e conseguire risultati. La classe non è un palcoscenico. Stia tranquilla, questa genitrice, che gli allievi sono tutti visibilissimi agli insegnanti, sia gli allievi che lavorano che i nullafacenti. Anche se non suoniamo le fanfare ad ogni loro performance.