Uno dei libri più interessanti che mi sia capitato di leggere negli ultimi anni: L’ingannevole paura di non essere all’altezza, scritto dalla dott.ssa Roberta Milanese, propone un insieme di strategie per riconoscere il proprio valore e addomesticare la nostra paura di non farcela.

Tutta una questione di autostima?

“Ho deciso di venire da lei perché mi sento sempre insicuro, incapace; insomma: non ho autostima”, questo è uno dei più frequenti incipit di chi viene a cercare aiuto per la paura di non essere all’altezza. E, a seguire, il racconto di una vita vissuta alla ricerca di questa pietra filosofale chiamata “autostima”, di una sicurezza personale agognata, idealizzata, ma mai conquistata.

Questo è l’inizio del libro scritto da Roberta: dritto al punto, al nocciolo della questione (com’è tipico del suo stile, d’altronde).

A chi non è mai capitato di pensare di voler o dover lavorare sulla propria autostima?

In fondo la considerazione che abbiamo di noi stessi ha ricadute molto concrete e pervasive sulla nostra vita (personale e professionale): quello che crediamo di noi stessi diventa una vera e propria profezia che si auto avvera.
Ci buttiamo in un progetto o vi rinunciamo, ci facciamo valere oppure lasciamo che qualcuno ci metta i piedi in testa, alziamo la mano in riunione ed esprimiamo il nostro punto di vista oppure lasciamo che ancora una volta siano gli altri a decidere… insomma, dentro possiamo avere una voce che ci incoraggia oppure sperimentare un timore che ci blocca.

È normale aver paura di non essere all’altezza?

Oltre alla stima che abbiamo di noi stessi, un altro aspetto psicologico col quale dobbiamo fare i conti ha a che fare con le emozioni: in particolare, la paura è una delle emozioni con la quale ci troviamo più spesso a fare i conti… a volte è paralizzante, altre volte invece può risultare di grande sprone.

Ma come è possibile riuscire a renderla un’alleata anziché la nostra più acerrima nemica? Nella prefazione del libro della Milanese, Giorgio Nardone scrive:

Un koan giapponese recita: “La paura di non essere all’altezza ci fa fare un passo in più al giorno”, mettendo in risalto come quella forma di timore possa essere una spinta a migliorarsi. Si tratta, tuttavia, di una visione calzante alla cultura nipponica in cui il senso di disciplina e dell’impegno anche strenuo in tale direzione è una fondamentale, storica idiosincrasia. Nel mondo occidentale, invece, sentire di non essere in grado di fare qualcosa, provare paura, quando non addirittura certezza del fallimento, è perlopiù una condizione debilitante.

Come addomesticare la paura?

Per riuscire ad addomesticare l’ingannevole paura di non essere all’altezza, dobbiamo imparare a difenderci dalle principali psicotrappole dentro cui cadiamo quotidianamente: si tratta di dinamiche di percezione-reazione molto comuni, che si esprimono a livello di pensiero o di azioni. Immagina dei “circoli viziosi” che rischiano di farti sentire sempre peggio: interromperli ti consentirà letteralmente di “stare meglio” e di iniziare ad ottenere risultati diversi.

Un esempio?

Evitare quello che ci spaventa è una tentata soluzione molto frequente, ma produce effetti ambivalenti: se da un lato ci consente di stare temporaneamente meglio perché ci sentiamo più sicuri, dall’altro non fa altro che confermarci la nostra incapacità di affrontare le cose che ci spaventano… e quindi queste ci spaventeranno sempre di più!

Lo stesso vale per il chiedere aiuto: delegare ad altri produce effetti molto simili all’evitamento, alimentando ancora una volta il circolo vizioso della disistima.

Possiamo aiutare gli altri?

La risposta è , ma dobbiamo fare attenzione a non diventare “complici inconsapevoli” della loro disistima!

Con i giusti strumenti e le giuste strategie, possiamo quasi “fare miracoli”: a volte basta poco per far inceppare i circoli viziosi in cui cadono i nostri Studenti, vedendoli rifiorire e sperimentare grandi soddisfazioni che un tempo sembravano impossibili da raggiungere.

Abbiamo dalla nostra parte la relazione con loro: un Insegnante può lasciare segni indelebili (nel bene e nel male!!) sui suoi Studenti, essendo senz’altro una figura chiave nella loro crescita (se questa affermazione ti sembra poco credibile, ricomincia a leggere questo articolo!! 🙄).
Oltre a questo, i Ragazzi e le Ragazze evolvono alla velocità della luce: quello che ieri sembrava impossibile, oggi potrà essersi già realizzato!

Come fare?

Ci sono mille modi per farlo. Intanto te ne suggerisco cinque:

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