Ti consiglio di leggere questo articolo sia che tu voglia ottenere un cambiamento, sia che tu desideri supportare qualcuno a vivere il suo.

In entrambi i casi, dobbiamo fare attenzione a quali sono le aspettative con le quali ci poniamo di fronte al cambiamento: attenderci uno stravolgimento netto, un tocco di bacchetta magica che risolva i nostri (o altrui) problemi o che consenta magicamente di ottenere risultati differenti da subito è quanto di più sbagliato dal punto di vista strategico.

Pensiamo a qualcuno che con un colpo di spugna fosse in grado di risolvere un problema che ormai durava da tempo: al di là dello stupore, un effetto che questo potrebbe provocare a chi fino a quel momento si era confrontato con la propria difficoltà senza riuscire a porvi rimedio, sarebbe probabilmente farlo sentire squalificato. Il meta-messaggio potrebbe infatti essere il seguente: “Era tempo che ti confrontavi con quel problema senza riuscire a venirne a capo; adesso invece sono arrivato io e, in quattro e quattr’otto, ho trovato la soluzione”.

Un altro effetto deleterio è quello che rischia di de-responsabilizzare chi si stava cimentando con il proprio cambiamento: credere che qualcosa di esterno (una tecnica, una formula, uno strumento…) possa sovvertire la situazione contribuisce a percepirsi “salvati e non salvatori”.

Un altro effetto collaterale della ricerca di sistemi risolutivi radicali è la puntuale delusione che si sperimenta quando ci si accorge che non esiste alcun ritrovato in grado di far funzionare le cose “magicamente”: bisogna comunque profondere impegno, costanza, tenacia e resilienza per ottenere ciò che si desidera. Credere in un “colpo di scena” è assimilabile più alla scaramanzia che non al pensiero strategico. Tra l’altro, molto spesso di fronte alla delusione del mancato risultato, si smette di impegnarsi e, proprio per questo, si riducono le probabilità di successo.

Un altro aspetto decisamente significativo da tenere in considerazione è quello legato alle resistenze al cambiamento di tutti gli attori in campo: “digerire” un salto di paradigma immediato è molto più arduo che non vivere un cambiamento graduale e progressivo. Questo vale per noi in prima persona, ma anche per tutti coloro che saranno influenzati dal cambiamento.

Alla luce di quanto detto finora, l’approccio strategico prevede l’introduzione di cambiamenti minimali che perturbino il sistema, senza però sovvertirne (almeno inizialmente) gli equilibri. L’abilità di chi si propone di utilizzare tale approccio sta nell’individuare in che direzione risulta più funzionale agire il piccolo cambiamento, per far sì che questo attivi una progressione geometrica di effetti, fino a giungere al grande cambiamento auspicato (vedi i cambiamenti effetto valanga).

In ogni nostro corso di formazione ci impegniamo a suggerire “strategie minimali” da applicare fin da subito, a lavoro o nella  vita privata. Seguiamo lo stesso approccio anche con le sessioni di Coaching Scolastico con le quali seguiamo individualmente Insegnanti e Dirigenti Scolastici che vogliano sbloccare, sostenere o sviluppare le proprie performance.

E tu, quando ti trovi di fronte ad una situazione da cambiare, cerchi di stravolgere tutto e subito oppure segui un metodo ben preciso che ti conduca passo passo alla soluzione finale?

 

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